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The elephant man (ed. rest.)

registaDavid Lynch
castAnthony Hopkins, John Hurt, Anne Bancroft, John Gielgud, Wendy Hiller, Freddie Jones, Hannah Gordon, Helen Ryan, Lesley Dunlop, Adam Caine, Dave Cooper
paeseStati Uniti
anno1980

Orari

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Londra, 1884. John Merrick è un’attrazione da circo, che si esibisce sotto il nome di “The Elephant Man” ai servizi del meschino Mr. Bytes: la terribile forma di neurofibromatosi che gli ha deformato il volto lo rende infatti ripugnante alla vista. Un giorno l’ambizioso dottor Frederick Treves assiste allo spettacolo di Bytes e interviene per trasferire John in ospedale ed esporre a un consesso di medici la particolare forma di malattia che lo colpisce. Quando scopre che Merrick non solo è in grado di leggere, ma è un uomo colto, gentile e raffinato, lo trasforma gradualmente in un protagonista della buona società della Londra vittoriana.

V.O. INGLESE CON SOTTOTITOLI IN ITALIANO | ORIGINAL VERSION WITH ITALIAN SUBTITLES

Bafta, 1981: miglior attore, miglior film, miglior scenografia
Premio César, 1982: miglior film straniero

Ritorna in sala la storia di John Merrick. Un film epocale che ha cambiato le regole dell’horror, invertendo le dinamiche tra ‘mostro’ e spettatore: chi ha paura di chi? Un’attualissima riflessione sullo sguardo, sul rifiuto del diverso e sull’orrore, messa in scena da uno dei registi più visionari della storia del cinema.

«Rispetto a Eraserhead, The Elephant Man (1980) costituisce un cambiamento di scala alquanto sorprendente. Lynch passa da un’opera quasi sperimentale, dominata da un’originalità radicale e spesso disturbante, a un film di stampo hollywoodiano, con un budget abbastanza confortante e una narrazione nettamente più classica. Eppure il cineasta riesce comunque a cavarsela brillantemente, rivelando un’altra sfaccettatura della sua personalità, e cioè il gusto per il melodramma e la capacità di commuovere lo spettatore senza per questo tradire gli elementi che stanno alla base della sua originalità. Ciò che colpisce nella storia di questo “uomo-elefante”, creatura ibrida che cerca di riconquistare la sua parte di umanità, sono in primo luogo, come in Eraserhead e nella maggior parte dei film di Lynch, le atmosfere, gli stati d’animo, l’ambientazione. Un bianco e nero tutto giocato sui contrasti e piuttosto metallico, (…) l’influenza gotica dei film della Hammer – la società di produzione inglese che negli anni ’50 rivoluzionò l’estetica del cinema dell’orrore -, il clima della rivoluzione industriale con le officine, le ciminiere fumanti, le foschie, il carbone, di cui John Merrick, l’uomo-elefante, rappresenta l’impensato, il rimosso, la parte maledetta e sotterranea, senza dimenticare l’atmosfera vittoriana, ricreata con estrema precisione: tutto contribuisce ad ancorare The Elephant Man nella storia della città e delle forme, senza che David Lynch perda in questo contesto la sua libertà creativa.» (Thierry Jousse, Cahiers du cinéma, 2010)