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Senza Lucio

registaMario Sesti
castLucio Dalla
paeseItalia
anno2014

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    Il film racconta Lucio Dalla attraverso gli occhi di chi gli è stato più vicino negli ultimi dieci anni, Marco Alemanno: tutti conosciamo Dalla, non solo irripetibile autore e musicista ma anche personaggio pubblico che ognuno, almeno a partire dagli anni ’70, sente come mito o compagno di strada, come icona di creatività, ironia e libertà, ma anche un po’ come parte della propria vita e della propria famiglia.

    Lucio Dalla visto attraverso gli occhi della persona che gli è stata più vicina negli ultimi vent’anni, Marco Alemanno: il loro incontro, la sua crescita umana, professionale e artistica a fianco del celebre cantante. E poi altri aspetti, più quotidiani e profondi, dall’amore per il Meridione alla passione per il cinema, dal rapporto con la musica alla bulimica curiosità di gettarsi in nuove avventure artistiche, dalla frenesia mercuriale all’inesauribile umorismo.


     

    Lucio Dalla e Marco Alemanno gli “inseparabili”. Al 32esimo Torino Film Festival è il giorno di Senza Lucio, il documentario di Mario Sesti sul grande cantautore bolognese venuto a mancare il 1 marzo 2012 a 69 anni. Non un biopic puro, con ricostruzione cronologica pedissequa della vita del personaggio, ma una suggestiva composizione per immagini fisse e in movimento sulla mancanza lasciata dall’autore de “L’anno che verrà”: fotografie di Marco Alemanno con Dalla in primo piano, perlopiù inedite; un raro video sulla performance di Dalla clarinettista jazz offerto dalla Cineteca di Bologna; testimonianze di tanti amici musicisti (tra gli altri Charles Aznavour, Paolo Nutini, Marta sui Tubi, Beppe d’Onghia, Renzo Arbore), attori e registi (Piera Degli Esposti, John Turturro, Toni Servillo, Paolo Taviani); il priore di Bose e padre spirituale di Dalla, Enzo Bianchi; il produttore Michele Mondella; Paola Pallottino, Luigi Ontani e Mimmo Paladino.

    Ma sopra ogni cosa la voce narrante di Marco Alemanno, cicerone della storia personale e professionale di Dalla, figura sicura ed energica come non si era mai vista in questi mesi di lutto e allontanamento dalle spinose vicende dell’eredità milionaria, che lo ha escluso da ogni soluzione e che è andata automaticamente a favore dei parenti, cugini di secondo grado: “Marco e Lucio li conobbi insieme nel 2005 ad una cena da amici a Roma. Mi vennero incontro dicendo: Tu hai girato il documentario su “8 e mezzo”. Erano grandi divoratori di cinema dal Gladiatore a Kitano”, spiega Mario Sesti durante l’incontro con la stampa al Festival di Torino: “È quindi stato automatico pensare a Marco per questo ruolo. Erano inseparabili, amici strettissimi, avevano una relazione di convivenza, si prendevano cura l’uno dell’altro con molta amorevolezza e collaboravano in ogni progetto musicale, cinematografico, artistico di Lucio. Poi certo tutti quelli che li conoscevano sapevano che Marco e Lucio non amavano che questa relazione fosse definita in maniera convenzionale”.

    Così per un impianto stilistico che predilige la staticità di molte foto a dimensione verticale smartphone, con un Lucio talvolta imparruccato e impertinente, intervallata dalle testimonianze che mettono in luce il ricordo internazionale del nostro, Senza Lucio scivola lentamente, e geograficamente, verso Sud tra l’Etna, le Tremiti e Sorrento dove scopriamo perfino la leggenda della presunta paternità di Dalla legata ai sacri lombi di Padre Pio: “Assieme al produttore Massimiliano De Carolis avevamo pensato al film in parallelo ad una grande mostra su Dalla che si sarebbe dovuta tenere all’Ara Pacis”, continua Sesti, “ma poi gli eredi, con cui ci siamo incontrati e accordati senza problemi per il film, non erano interessati a quella soluzione”.

    Ed è proprio tra le pieghe di un’abbagliante memoria musicale ed umana universale di Dalla, che si dispiega anche una frase un po’ meno mediata e istintiva di Alemanno sull’eredità, battuta lasciata da Sesti in chiusura come una sorta di ellissi: “Lucio ha avuto solo la distrazione di non volere mettere per iscritto quello che aveva detto a voce più volte”. “Che c’è di strano?”, conclude il regista, “ho un’opinione precisa sul tema. Ho sentito più volte con le mie orecchie Lucio dire che Marco sarebbe stato l’erede di tutta la sua opera. Le cose sono andate diversamente, ma la verità io l’ho sentita. Anche sulla fondazione voleva che la organizzasse Marco”. Produce Erma Production (ilfattoquotidiano.it)

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