MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2025: LEONE D’ARGENTO – GRAN PREMIO DELLA GIURIA
DIRETTAMENTE DALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA 2025, DOVE HA VINTO IL LEONE D’ARGENTO – GRAN PREMIO DELLA GIURIA, ARRIVA IN SALA “LA VOCE DI HIND RAJAB” DI KAOUTHER BEN HANIA (“QUATTRO FIGLIE”), UN FILM POTENTE E NECESSARIO TRATTO DA UNA SCONVOLGENTE STORIA VERA. CON RITMO INCALZANTE E UN REALISMO LACERANTE, LA VOCE DI HIND RAJAB RACCONTA L’ATTESA, LA SPERANZA, MA SOPRATTUTTO LA FRUSTRAZIONE DELL’IMPOTENZA. UN’OPERA STRUGGENTE, PROFONDAMENTE EMOTIVA, CHE TENTA DI RIPORTARE LO SGUARDO SU CHI è STATO CONDANNATO AL SILENZIO.
“La voce di Hind Rajab va oltre i premi e le lunghe standing ovation. È più di semplice cinema. È un momento di ascolto necessario che ci obbliga a guardare, ma sopratutto a sentire. È un film manifesto che ci ricorda come l’arte sia uno strumento potente, quando usato in maniera consapevole. E la regista Kaouther Ben Hania è molto consapevole della storia che ha in mano: con il suo sguardo, il film diventa la testimonianza di un potere capace anche di risvegliare le coscienze dei suoi spettatori.” (Davide Merola, Everyeye Cinema)
COMMENTO DELLA REGISTA: «C’era qualcosa di elettrico nell’energia che circondava questo progetto, così immediato, così vivo. Non avrei mai immaginato che sarebbe stato possibile completarlo dall’inizio alla fine in soli dodici mesi. Ecco come è iniziato tutto: ero nel bel mezzo della campagna per gli Oscar di Les filles d’Olfa e mi preparavo mentalmente a entrare finalmente in pre-produzione per un film che avevo passato dieci anni a scrivere. Poi, durante uno scalo all’aeroporto di Los Angeles, tutto è cambiato. Ho sentito una registrazione audio di Hind Rajab che implorava aiuto. A quel punto la sua voce si era già diffusa su Internet. Ho subito provato un misto di impotenza e di sconvolgente tristezza. Una reazione fisica, come se la terra mi fosse mancata sotto i piedi. Non potevo continuare come previsto. Ho contattato la Mezzaluna Rossa e ho chiesto loro l’audio completo. Dopo averlo ascoltato, ho capito che non c’erano più dubbi e che dovevo lasciar perdere qualunque altra cosa. Dovevo fare questo film. Ho parlato a lungo con la madre di Hind, con le persone reali che erano dall’altra parte di quella chiamata, quelle che hanno cercato di aiutarla. Ho ascoltato, ho pianto, ho scritto. Poi ho tessuto una storia attorno alle loro testimonianze, usando la vera registrazione audio della voce di Hind e costruendo un film ambientato in un’unica location, in cui la violenza rimane fuori campo. È stata una scelta deliberata. Perché le immagini violente sono ovunque sui nostri schermi, sulle nostre timeline, sui nostri telefoni. Volevo concentrarmi sull’invisibile: l’attesa, la paura, il suono insopportabile del silenzio quando l’aiuto non arriva. A volte ciò che non vedi è più devastante di ciò che vedi. Al centro di questo film c’è qualcosa di molto semplice, e molto difficile da affrontare. Non posso accettare un mondo in cui un bambino chiede aiuto e nessuno arriva. Quel dolore, quel fallimento, appartengono a tutti noi. Questa storia non riguarda solo Gaza. Parla di un dolore universale. E credo che l’invenzione narrativa (soprattutto quando trae spunto da eventi verificati, dolorosi e reali) sia lo strumento più potente del cinema. Più potente del rumore delle ultime notizie o dell’indifferenza dello scrolling. Il cinema può preservare un ricordo. Il cinema può resistere all’amnesia. Che la voce di Hind Rajab possa essere ascoltata.» (Kaouther Ben Hania)