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Una madre, una figlia (lingui)

registaMahamat-Saleh Haroun
castAchouackh Abakar Souleymane, Rihane Khalil Alio, Youssouf Djaoro, Briya Gomdigue, Saleh Sambo, Hadje Fatime N'goua, Hamid Khayar, Emmanuel M'baide Rotoubam, Adjidé Mahamat, Aïssa Mbogo, Hawa Abdelhakim, Leïla Ousmane Gam, Chanceline Allah Odoum Guinlar, Darassalam Tahir, Djaïbé Noubadjim, Abdoulaye Babale, Abdéramane Mahamat, Titina Djime, Amira Issa Moussa, Hassan Djime, Emmanuel Guelbi
paeseFrancia
anno2022

Orari

A N’Djamena, capitale del Ciad, niente è facile per le donne, soprattutto per Amina che alleva una figlia adolescente da sola. Non ha un marito Amina e non ne vuole. Ragazza madre, che ha rifiutato di piegarsi alle convenzioni, ha pagato a caro prezzo (l’esclusione dalla sua famiglia) il suo desiderio di indipendenza. Per assicurare un avvenire a Maria, Amina lavora duro, smontando pneumatici da cui estrae un filo metallico che ricicla intrecciando cestini. Panieri artigianali che poi vende per strada, battendo sul tempo la concorrenza ed eludendo le attenzioni morbose di un vicino di casa, che vorrebbe sposarla, e la predica dell’imam, che non approva il suo nubilato. Maria intanto cova un segreto e una gravidanza che vuole interrompere malgrado i tabù. Amina decide di sostenere sua figlia combattendo al suo fianco la sua battaglia.

MARTEDI’ 03 MAGGIO A 3 EURO PER TUTTI

PRESENTATO IN CONCORSO AL 74. FESTIVAL DI CANNES (2021)

Una madre, una figlia è un’opera sulla forza delle donne, di due generazioni a confronto chiamate a collaborare per non soccombere sotto il peso di un apparato sociale che non consente loro una totale indipendenza.

Il film porta in scena le difficoltà di una madre e una figlia che uniscono le proprie forze per non lasciarsi stritolare da una società patriarcale. Porta in scena i colori e la luminosità del Ciad, ma anche l’oscurità e la povertà di una periferia sconnessa. Porta in scena anche l’amore. Quello di una mamma per una bambina che ha cresciuto da sola, quello di una comunità di donne che, nonostante tutto e tutti, riesce a fare rete, a creare un legame. Del resto, il titolo originale del film è “Lingui”, una parola usata in arabo ciadiano che indica proprio le connessioni o i legami, appunto. È un termine che implica solidarietà, mutuo soccorso, aiuto reciproco a restare a galla. Come spiega bene il regista, “io posso esistere solo se anche gli altri esistono. Questo è il lingui, questo è il filo comune, il legame sacro del nostro tessuto sociale. Essenzialmente, si tratta di una filosofia altruista. La parola simboleggia la resilienza di una società quando deve affrontare problemi e prove terribili. E quando questo lingui viene spezzato, preannuncia l’inizio di un conflitto”.