MIA HANSEN-LØVE TORNA A GIRARE NELLA SUA PARIGI CON LA COMPLICITÀ DI UNA STRAORDINARIA LÉA SEYDOUX, IN UNO DEI RUOLI PIÙ INTENSI E LUMINOSI DELLA SUA CARRIERA. PARTENDO DAI PIÙ SEMPLICI GESTI QUOTIDIANI ESPLORA L’ANIMO FEMMINILE CON UNA SENSIBILITÀ RARA E CON UN FILM POTENTE FIRMA UN RITRATTO DI DONNA CHE COLPISCE AL CUORE.
FESTIVAL DEL CINEMA DI CANNES 2022: QUINZAINE DES RÉALISATEU, LABEL EUROPA CINEMAS
«La sceneggiatura è in parte ispirata dalla malattia di mio padre. L’ho iniziata a scrivere alla fine del 2019, stavo cercando di dare un senso a quello che passavo e volevo esplorare il modo in cui due sentimenti opposti, un senso di dolore e uno di rinascita legato all’amore, possano dialogare, quando vengono vissuti contemporaneamente. Anche se instabile, quello che Sandra e Clément hanno insieme è soprattutto fonte di gioia, mentre con suo padre è soltanto sofferenza: le due storie coesistono. Mi interessava trovare una forma cinematografica per mostrare questa convivenza. Ho scritto il personaggio di Sandra pensando a Léa Seydoux. L’ho trovata fantastica nei suoi ultimi ruoli, ma spogliarla dei suoi attributi seducenti e filmarla nella sua quotidianità. Nel film non è solo considerata una donna desiderabile, ma una donna che osserva e ascolta molto anche gli altri. Questo capovolgimento ci ha permesso di avvicinarci ancora di più al carattere profondo di Léa, al suo mistero, a una malinconia nascosta che mi ha commosso.» (Mia Hansen-Løve)
«Una bella donna parigina; suo padre professore malato; il suo amante sposato; scaffali brulicanti di libri: sulla carta, sembra una check list per fin troppi film francesi. Ma nel quieto e miracoloso Un bel mattino Mia Hansen-Løve e la sua protagonista Léa Seydoux fanno rivivere come nuovi anche quelli che sembravano dei vecchi luoghi comuni. (…) Il film affronta temi che Hansen-Løve ha già esplorato nel corso della sua carriera: l’amore e il sesso, la mortalità, le relazioni tra genitori e figli, il significato dell’indipendenza, il potere della passione intellettuale, la trasmissione della cultura da una generazione all’altra. Ma questo bagaglio così ricco non impedisce a Hansen-Løve di girare un film caldo e vitale, con un ritmo sostenuto e ravvivato da tocchi di un umorismo agrodolce, (…) evita rigorosamente ogni effetto melodrammatico (…). L’atmosfera prevalente è di malinconica serenità, sostenuta da una fede dolcemente insistente nel fatto che, sì: la vita continua.» (Jon Frosch, The Hollywood Reporter)