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Tutto sua Madre

castGuillaume Gallienne, André Marcon, Françoise Fabian, Nanou Garcia, Diane Kruger, Reda Kateb

Trama:

Adattamento cinematografico dello spettacolo di Guillaume Gallienne, ispirato a fatti della sua vita. Grande successo di pubblico e critica, gli è valso il premio Molière 2010 come rivelazione teatrale maschile.
Fin da bambino, Guillaume è stato considerato da tutti diverso da come è. Un malinteso durato circa trenta anni, soprattutto con sua madre, fino all’incontro con quella che diventerà la seconda donna più importante della sua vita…

Critica:

“Ispirato a una performance teatrale che ha spopolato a Parigi, il film scritto, diretto e interpretato da Guillame Gallienne è una spiritosa variazione sul coming out. Originale storia di un adolescente che pare gay (si traveste da Sissi) e invece alla fine si dichiara etero. Interno borghese familiare con la bella nonna Françoise Fabian e con Gallienne che fa se stesso e anche sua madre (…), somigliando un po’ alla Deneuve.” (Maurizio Porro, ‘Corriere della Sera’, 23 gennaio 2014)

“Il film è con ogni evidenza, conclamata e rivendicata, l’adattamento di una pièce, che ha incontrato grande successo. In palcoscenico Guillaume forniva una prova di estremo virtuosismo indossando tutti i ruoli, nel film si limita ai due principali: se stesso e la madre. Confermando la fede nella rappresentazione come via alla conoscenza anzitutto di sé. Con impressionante credibilità. Ed è vero che, tra le malinconie, prevale un tono giocoso, e l’effetto è soprattutto comico. Almodovariano, senza la stessa allegra sfacciataggine. Con un occhio, dichiarato dall’autore, al grande riferimento di Billy Wilder. Tutto molto interessante, molto ammirevole, tuttavia il risultato non è così emozionante, appassionante, coinvolgente come si vorrebbe. E la capacità di trasformare il teatro in cinema – quella che ha Polanski – è di pochi.” (Paolo D’Agostini, ‘la Repubblica’, 23 gennaio 2014)

“Certi film sono come formule matematiche. Prima non c’erano, poi ci sono. E tutto cambia. Più che invenzioni (finzioni), sono insomma scoperte (verità). Ma nella vita capita anche di scoprire se stessi, a volte. E se oltre alla fortuna, rara, di scoprirsi (c’è chi va anni in analisi senza riuscirci), si ha il dono di saperlo raccontare, ecco il miracolo: un film unico come ‘Tutto sua madre’, in originale ‘Les garçons et Guillaume, à table!’, ovvero ‘I ragazzi e Guillaume, a tavola!’. La signora Gallienne ‘sapeva’ da sempre, infatti, che il suo terzo figlio era gay, e Guillaume Gallienne è cresciuto così, nell’ammirazione (e nell’emulazione) sconfinata di questa mamma ingombrante e un po’ rigida, come capita nelle famiglie altoborghesi. Ma comunque amatissima se tanti anni dopo, diventato un grande attore della Comédie Française, e scoperto chi era veramente (la madre aveva torto…), Guillaume ha deciso di rievocare gli anni della sua crescita in uno spettacolo in cui ricopriva tutti i ruoli. Per poi trarne un film in cui fa ‘solo’ se stesso e sua madre, lasciando ad altri i ruoli dei familiari e dei tanti personaggi che incrocia nel suo esilarante percorso. Fratelli indifferenti, zie terrificanti, compagni di college, medici militari, massaggiatori tedeschi, naturalmente psicanalisti (molti psicanalisti). Tutte figure che a elencarle sembrano cliché, ma vengono illuminate da una luce insieme garbata e fortissima, gentile e spietata, come la doppia interpretazione del paffuto, intrepido, adorabile Guillaume. Che, ormai 40enne dà a se stesso adolescente e a sua madre (ai suoi sguardi, ai suoi gesti, ai suoi silenzi) accenti e movenze di finezza unica. Mai visto nessuno mettere a nudo con tanta grazia e umorismo non solo la propria storia intima, ma quel balletto invisibile, quel caleidoscopio di figure non sempre geometriche che chiamiamo identità. Non una forma ma un susseguirsi vorticoso di forme, tutte provvisorie. Che spesso, come dimostra in modo clamoroso Guillaume, servono solo a adeguarci alle aspettative altrui, fino a perderci completamente di vista. Una storia molto singolare, insomma, che alla fine riguarda ognuno di noi. Qualcuno, in patria, gli ha rimproverato un eccesso di leggerezza. Gli lasciamo volentieri tutta la pesantezza del mondo.” (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 23 gennaio 2014)

“‘Tutto suo madre’ è l’adattamento cinematografico di uno spettacolo scritto e interpretato (assumendo, sul palcoscenico, tutti i ruoli) da Guillaume Gallienne, attore della Comédie Française: un comico quanto allarmante «oneman show» che, sul filo dell’autobiografia, racconta un travagliato percorso di formazione sessuale sotto le grinfie di una dispotica genitrice. Nevrotica e autoritaria signora alto-borghese, la cara mamma lo appella «mia cara» e quando la cena è pronta grida «I ragazzi e Guillaume – a tavola!» (il titolo, intraducibile, francese). E lui, da lei irresistibilmente sedotto, si sente fin da piccolo femmina, identificandosi nella principessa Sissi, apprendendo a danzare con mosse da ballerina e rifuggendo con scorno del padre ogni virile attività, finché tramite l’amore non scoprirà il suo vero io. Forse non nella vita vera, ma senz’altro in un immaginario cine-teatrale dove magicamente si ricompongono Edipo e contro-Edipo, lato maschile e lato femminile. Non sempre ben controllata nei suoi slittamenti fra realtà e fantasia, e a tratti un po’ narcisistica, la commedia ha tuttavia un’indubbia originalità e suggerisce in Gallienne un talento da tener d’occhio.” (Alessandra Levantesi Kezich, ‘La Stampa’, 23 gennaio 2014)

“Un film curioso e molto divertente per la gioia appena ieri delle platee parigine. Prima c’era stato un monologo teatrale scritto da un attore della Comédie Française, Guillaume Gallienne, che vi aveva interpretato tutti i ruoli, restando sempre solo in scena. Lo spunto, decisamente autobiografico, era l’adolescenza dell’autore che, adorando la propria madre, la imitava in tutto, abiti, acconciature, voce, venendo istintivamente incontro al desiderio di lei di avere a che fare con una figlia, anziché con un figlio, tanto che il titolo del monologo e dell’edizione originale francese del film era un invito ai figli da parte della madre di passare a tavola così concepito: ‘Les Garçons et Guillaume, à la table!’ e cioè ‘Ragazzi e Guillaume, a tavola’, separando forse inconsciamente Guillaume dai suoi fratelli maschi. Lo spunto e l’origine teatrale hanno fatto sì che il film, andando oltre, ci evocasse con garbo e con finezza quello che l’autore teneva a farci sapere su se stesso e sulle sue vicissitudini adolescenziali; con un susseguirsi di situazioni ora all’insegna della vita vissuta ora nell’ambito di una comicità gentile espressa con segni sottili ma anche espliciti dalla recitazione di Gallienne in favore di un personaggio che si fa notare ad ogni passo per le sue timidezze fragili e i suoi impacci (…). Vincendo pienamente (…) nello studio complesso ma sempre molto colorito del personaggio di Guillaume che quasi per sfida ci propone disegnando sul suo volto non una età sola con una molteplicità di effetti ora dichiaratamente comici ora lasciando spazio anche a sfumature serie per quel che riguarda le conseguenze di certi sistemi educativi. Evitando però sia le polemiche sia il più lontano sospetto di caricatura. Perché infondo Gallienne è la sua stessa madre che ci racconta.” (Gian Luigi Rondi, ‘Il Tempo – Roma’, 23 gennaio 2014)

“Il cinema francese – benché ignobilmente penalizzato dalle nomination agli Oscar – è vivo e vegeto soprattutto perché sperimenta storie e stili senza sosta né censure. Come dimostra l’ennesimo caso d’oltralpe incarnato da ‘Tutto sua madre’ (titolo infelice, ancorché più plausibile per le nostre platee dell’originale ‘Les Garçons et Guillaume, à la table!’), una commedia singolare e non manichea dedicata all’accidentata conquista di una definitiva identità sessuale da parte di un adolescente effeminato che ama travestirsi da principessa Sissi. Guillaume Gallienne, regista e sceneggiatore, ha il fegato di mettersi in scena anche come protagonista di un girotondo di spiccato gusto teatrale in cui combatte contro una madre possessiva e ossessiva, un padre virilista allo spasimo e fratelli ben poco collaborativi e affettuosi. Le disavventure del giovane ritenuto inguaribilmente gay sono esilaranti, ma non cadono mai nella volgarità fine a se stessa e costeggiano gli infiniti cliché (per così dire pro e contro) della tematica valorizzando un cast come di consueto spumeggiante. Con almeno uno scambio di battute cult «Mamma, io non credo di essere gay» e la politically correct genitrice di rimando: «Ma sei sicuro? Non sarà solo una fase?».” (Valerio Caprara, ‘Il Mattino’, 23 gennaio 2014)