È una storia talmente personale quella raccontata in Teneramente folle che la sceneggiatrice Maya Forbes ha sentito di non poterla consegnare ad altri che a se stessa. Così si è assunta la regia del film e ha fatto bene: ci voleva una sensibilità affinata dal vissuto per rendere credibile e al contempo accattivante questo singolare spaccato esistenziale. Quando in quel di Boston la ragazzina Amalia (alter ego della Forbes) – essendo la mamma (Zoe Saldana) impegnata a conseguire un diploma a New York – si trova affidata con la sorellina alla custodia improbabile del padre, affetto da sindrome bipolare.
Soggetto a passare dall’iperprotettività all’irresponsabilità, Cam crea continui disagi alle figlie e tuttavia alla fine l’esperienza si rivelerà un inaspettato collante di affetti. Evitando cadute nel patetico o nel grottesco, Forbes filtra il dramma attraverso le lenti di una memoria amorevole; e l’incantevole Mark Ruffalo sa essere buffo, infantile, insopportabile e «teneramente folle» senza mai perdere di charme. (lastampa.it)