V.O. INGLESE CON SOTTOTITOLI IN ITALIANO
1946: OSCAR PER LA MIGLIORE COLONNA SONORA
IL CINEMA RITROVATO – CLASSICI RESTAURATI IN PRIMA VISIONE
IO TI SALVERÒ COSTITUISCE UNO DEI PIÙ CELEBRI E COMPLESSI THRILLER DI HITCHCOCK, “IL PRIMO FILM DI PSICOANALISI” IMPREZIOSITO DALLE IMMAGINI ONIRICHE REALIZZATE APPOSITAMENTE DA SALVATOR DALÌ E CON LA STRAORDINARIA INTERPRETAZIONE DI INGRID BERGMAN E GREGORY PECK. IL MAESTRO DEL BRIVIDO CI REGALA UN GIALLO INGEGNOSO ED APPASSIONANTE, RICCO DI SUSPENSE, UN FORMIDABILE THRILLER E UN AVVENTUROSO VIAGGIO NEI MEANDRI DELL’INCONSCIO.
«Volevo solo girare il primo film di psicoanalisi. Ho voluto rompere con il modo in cui il cinema presenta i sogni. Ho chiesto a Selznick di assicurarsi la collaborazione di Salvador Dalí. L’unica ragione era la mia volontà di ottenere dei sogni visivi con tratti netti e chiari. Volevo Dalí per il segno della sua architettura, le ombre lunghe, le distanze che sembrano infinite, le linee che convergono nella prospettiva, i volti senza forma.» (Alfred Hitchcock)
«Spellbound è un ‘Hitchcock minore’ (impossibile ossimoro)? No davvero, e chi tende a considerarlo tale incappa nello stesso errore di altre mirabolanti esibizioni passate al silenziatore, il capolavoro Nodo alla Gola su tutti. Se quello era un caposaldo, questo Sir Alfred in mood psicanalitico è l’ennesima costruzione scenica di emozionante fattezza: il dato sentimentale di Notorius incontra il depistaggio spiazzante di Vertigo, Freud siede a chiacchiera con Jung in una stanza chiusa dall’interno, il surrealismo sbircia alla finestra. Il motivo hitchcockiano dell’eroe solo contro tutti (in questo caso: accusato ingiustamente deve dimostrare la propria innocenza) si ripropone con una spudoratezza quasi contagiosa, la messinscena antinoir (netto manicheismo tra personaggi: buoni & cattivi) si espone a pubblico ludibrio senza facili giustificazioni, lo schema è alla luce del sole ma brilla di luce propria. […] Seguendo la traduzione letterale del titolo da Spellbound non possiamo che rimanere incantati.» (Emanuele Di Nicola, gli Spietati)