PRESENTATO IN CONCORSO ALLA 70. MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA (2013) NELLA SEZIONE “ORIZZONTI”
Luisa e Renata vivono in un piccolo paese di provincia. La vivace, disinibita e trasgressiva Luisa ha una relazione con Bilal, un ragazzo albanese; Renata è oscura e bisognosa d’amore, ma anche arrabbiata e in cerca di vendetta. Entrambe sognano di andare via da quella piccola comunità in cui sono cresciute tra feste di paese e raduni indipendentisti; fuggire da quella realtà fatta di famiglie sfinite e nuove generazioni di migranti che mal si sopportano. Le loro scelte scateneranno una tragedia che rischierà di portare alla rovina le vite di tutti…
“Chi, fino a poco tempo fa, lamentava l’assenza di temi reali dal cinema italiano, dovrà ricredersi: pur se le commedie scacciapensieri continuano a imperversare, ora i nostri film sono anche pieni di crisi, disoccupazione, disagio sociale. È spaventosa l’immagine che, al primo ‘lungo’, Alessandro Rossetto ci presenta di un paesino del Nordest, spesso visto con riprese aeree nella sua desolante piattezza, tutto strade e non-luoghi: un grande albergo, centri commerciali come cattedrali nel deserto. Però il paesaggio umano è anche peggiore: tra la messa domenicale (tutti fanno la comunione, nessuno pratica la carità) e comizi xenofobi, l’unica cosa che conta sono ‘i schei’, i soldi. (…) Usando la tecnica dell”improvising fiction’, per lasciare spazio all’improvvisazione, Rossetto realizza un film credibile e (consapevolmente) ansiogeno, che non fa sconti a nessuno.” (Roberto Nepoti, ‘la Repubblica’, 10 aprile 2014)
“Sostiene Mario Martone che ogni grande film contiene, idealmente, un documentario. ‘Piccola patria’ è l’esasperazione teorica e, al tempo stesso, il rovesciamento di questa intuizione: l’approccio documentaristico partorisce un film in cui la finzione è quasi occulta, emerge solo dalla consapevolezza che gli attori stanno recitando… ma dopo aver compiuto una full-immersion nei luoghi che il film mostra senza veli scenografici né ideologici. Alessandro Rossetto è un bravo cineasta del reale che ha firmato documentari anche controversi, come ‘Feltrinelli’, indagine sul colosso della distribuzione editoriale boicottato… dalla librerie Feltrinelli! La ‘piccola patria’ è la terra da cui lui stesso proviene, il Veneto profondo. Senza collocarsi (Rossetto è di Padova, ma qui potremmo essere ovunque nell’entroterra veneziano) il film ci catapulta in un tessuto sociale che non è più campagnolo ma non è ancora urbano, fatto di motel, centri commerciali, campi sopravvissuti all’edilizia, catapecchie dove vivono gli stranieri e piazze anonime dove tengono comizi i leghisti. (…) Sconvolge ma non sorprende la mancanza di morale in ogni personaggio: ‘Piccola patria’ è un film che non perdona. Le digressioni documentarie sembrano qua e là rallentare la trama, ma è vero il contrario: senza il mondo che Rossetto vuole farci conoscere, la trama non c’è.” (Alberto Crespi, ‘L’Unità’, 10 aprile 2014)