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Paris, Texas – Wim Wenders Tribute

castNastassja Kinski, Harry Dean Stanton, Hunter Carson, Dean Stockwell, Aurore Clément, Bernhard Wicki

Al cinema in versione digitale restaurata

Travis viene ritrovato dal fratello Walt dopo una lunga assenza e ricondotto a Los Angeles. Qui rivede il figlio Alex che vive con gli zii dopo la separazione dei genitori. Inizialmente i due fanno fatica a comunicare ma poi la situazione cambia fino al punto di decidere di andare insieme a cercare la madre e moglie Jane a Houston. Lì Travis scoprirà che la donna lavora in un peep-show.
L’incontro tra Wim Wenders e Sam Shepard, sceneggiatore e attore, permette al regista di trovare l’occasione per confrontarsi con due elementi per lui importanti. Da un lato gli offre l’occasione per girare un film negli Usa libero dalle pressioni che gli erano state imposte per Hammett e dall’altro gli consente un’ulteriore esplorazione della tematica del viaggio inteso come ricerca di se stessi. L’on the road americano viene riletto, e in qualche misura superato, fin dalla prima inquadratura (da antologia del cinema d’autore) in cui veniamo a conoscere il protagonista come un uomo che percorre quasi senza una meta precisa una distesa sassosa e arida. Lo stesso titolo accosta e al contempo separa con una virgola il nome di una grande capitale europea (individuato in una cittadina degli States in cui Travis ha acquistato un terreno per corrispondenza) e uno degli stati con cui il cinema ha identificato gli Usa: il Texas.
Wenders compie poi un ulteriore passaggio che si rivela determinante per la sua concezione di cinema. Come egli stesso ebbe a dichiarare: “Tutti i miei film precedenti, in realtà non credevano nella storia, nella trama: si basavano esclusivamente sui personaggi e sulle varie situazioni in cui essi si venivano a trovare (…) Questa volta, nonostante il finale sia completamente ‘aperto’, la trama ha una direzione precisa sin dal primo momento”.
Wenders racconta una storia di amori (paterno, filiale, coniugale) con tutte le loro difficoltà, con dei vetri a separare gli individui ma anche con un forte desiderio di ritrovarsi. Per poi magari riprendere un percorso interiore a cui gli altri non hanno accesso. La fotografia di Robby Müller e la chitarra tormentata di Ry Cooder contribuiscono in modo determinante alla riuscita del film che vinse la Palma d’Oro a Cannes.