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Mauro corona – la mia vita finché capita

registaNiccolò Maria Pagani
castGiancarlo Giannini, Mauro Corona, Erri De Luca
paeseItalia
anno2025

Orari

mercoledì 07 maggio
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Attraverso monologhi, voci fuori campo e conversazioni con amici come Piero Pelù, Erri De Luca e Davide Van De Sfroos, il film esplora la filosofia di vita di Mauro Corona, toccando temi come la gioventù ribelle, il difficile rapporto con i genitori, la lotta contro l’alcolismo e la passione per la scrittura e l’alpinismo. Le citazioni letterarie, tratte dal libro “Le altalene” e interpretate dalla voce narrante di Giancarlo Giannini, arricchiscono la narrazione, mentre le maestose cime montuose fanno da sfondo alle riflessioni del protagonista.

Un ritratto intimo dello scrittore, scultore e alpinista Mauro Corona.

I FILM POSSONO ESSERE PURA FINZIONE O PURA VERITÀ. LA MIA VITA FINCHÉ CAPITA È PURA VERITÀ. HO TOLTO LA MASCHERA PERCHÉ NON VOGLIO PIÙ ESSERE FRAINTESO. QUESTA È LA MIA CASA, LA MIA VITA FATTA DI SPIGOLI, INCIAMPI, LIBRI, LEGNO, SCALATE. ENTRATE, SE VOLETE. – MAURO CORONA

Mauro Corona – La mia vita finché capita è un film che parla di montagna, di morte e di vecchiaia, di fantasmi del passato e di fantasmi del presente. È un film sui rimpianti e sui rimorsi, che giorno dopo attanagliano la vita del mio protagonista che in questo documentario, per la prima volta, decide di abbandonare la sua maschera televisiva mostrandosi senza più armature. Credo poi che montare il film davanti a una finestra spalancata sulle rovine di Erto Vecchia e sulla frana del Vajont mi abbia permesso di vivere un’esperienza immersiva nel mondo di Mauro, circondato dai suoi stessi fantasmi, e questa simbiosi con i suoi luoghi e con le sue valli credo si percepisca per tutta la durata del film. Inoltre, abitare a poche centinaia di metri dalla sua “tana” mi ha dato l’opportunità di conoscerlo ancora più a fondo, con i suoi pro e i suoi contro, entrambi necessari per la riuscita del documentario. – Niccolò Maria Pagani

Nella solitudine di certi uomini, inclini a bastare a sé stessi, simili ad animali liberi e selvatici, si trova spesso l’essenza della vita. Vivere significa talvolta anche sopravvivere alle ferite, in qualche modo orgogliosi delle proprie cicatrici. Ma sempre vigili e mai domi, in attesa del proprio momento, quello giusto: per cacciare, per aggredire il pericolo, per nascondersi, talvolta per amare. Ecco perché in questa canzone, interpretata nella maniera più semplice e al tempo stesso profonda, c’è la voce femminile di Orsola Scarpa, che nella dura lotta della vita è sbocciata come un fiore di montagna, come acqua fresca sgorgata dalle rocce, dando vita a una tra le versioni più belle e notturne tra le tante che io abbia mai sentito.Omar Pedrini