image/svg+xml

Lo and Behold – Internet: il futuro è oggi

castLawrence Krauss, Kevin Mitnick, Elon Musk, Sebastian Thrun, Lucianne Walkowicz

A 3 EURO
“La Regione del Veneto per il Cinema di Qualità. La Regione ti porta al cinema con tre euro. i martedì al cinema”

Che cos’è Internet oggi? Che ruolo ha nelle nostre vite e come influirà sul nostro futuro? Il genio del cinema Werner Herzog ci guida nell’esplorazione del favoloso mondo digitale contemporaneo, in dieci atti che analizzano ciascuno una delle numerose facce di questa realtà complicata e onnipotente che è il Web, alla scoperta dei suoi lati meno conosciuti tra robotica e hacking, nuovi fenomeni psicologici e dinamiche sociali, rischi e meraviglie. E, nel delineare un quadro completo di dove siamo, ci permette di intravedere dove stiamo andando: un futuro in cui forse Internet sarà capace di sognare se stessa, gli asceti avranno bisogno del wi-fi e i robot sapranno giocare a calcio meglio di noi.

Lo and behold, l’umanità della rete secondo Werner Herzog

di Matteo Bordone

Cos’è. Lo and behold è il nuovo documentario di Werner Herzog sulla rete, il suo impatto sulle nostre vite, il modo in cui ha cambiato il mondo. Attraverso dieci capitoli che partono da “The early days” e arrivano a “The future”, Herzog intervista le figure chiave della rivoluzione telematica, ma incontra anche lupi solitari, nemici della rete e della connessione, profeti e critici, tra scienza, impresa, vita quotidiana. La musica del film, costituita da campiture di suono che avvolgono senza rassicurare, è opera di Mark Degli Antoni (Soul Coughing), David Byrne, Lisa Germano e Colin Stevens.

Com’è. È un documentario di Herzog, e quindi ha il tocco a cui il regista ci ha abituati. Per prima cosa c’è l’attenzione per le persone che stanno dietro ai testimoni: Herzog cerca sempre nel tecnico, nell’ingegnere, nell’hacker (c’è anche Kevin Mitnick) o qualsiasi altra persona che interpella, elementi e peculiarità umane personali, che vanno orgogliosamente oltre il ruolo e l’opinione dell’esperto.

Herzog stesso è sempre presente, sia perché spesso interviene e pone delle domande sia perché quando intervista non sta mai con l’occhio dietro l’obiettivo. In questo modo lo sguardo delle persone è rivolto sempre fuori asse. I protagonisti delle storie e dei temi indagati da Herzog quindi non parlano con noi, con gli spettatori, nemmeno per finta. Questa lotta contro la neutralità oggettiva che cercano di incarnare tanti documentari, che è una forma di ipocrisia, rende il lavoro di Herzog sempre allo stesso tempo onesto e parziale.

La voce narrante è la sua, con accento tedesco e parole scandite con gravità. Le immagini hanno quella natura sempre imperfetta e inconfondibile: quando serve che l’inquadratura sia, come si dice a volte, “un quadro” per composizione e pulizia, lo è; quando si cerca immediatezza e intimità, se la telecamera è a mano e le inquadrature non sono ferme, è l’ultimo dei problemi. Il tono generale del film non è razionalmente entusiasta come quello di tanti evangelisti della rete. Werner Herzog è piuttosto inebriato e insieme atterrito dalla rivoluzione che stiamo vivendo, e cavalca questa perdita di equilibrio con una certa incoscienza.

Perché vederlo. Negli ultimi anni siamo stati sommersi da un fervore per la tecnologia contemporanea e le sue diramazioni che spesso non conosce una vera profondità e ha il difetto cronico di non essere mai nell’oggi, ma sempre proiettato verso le possibilità eventuali delle generazioni future. Herzog ha la capacità di scegliere storie e sguardi di persone che oggi, adesso, in questo momento raccontano come la tecnologia ha condizionato la nostra e la loro vita. Non sono storie di successo e ingegno raccontate con entusiasmo agonistico, ma storie di donne e uomini osservati con la curiosità di un entomologo segretamente innamorato delle sue blatte. Il risultato è a tratti fantascientifico – “internet sogna?” – ma fa riflettere bene al di qua della fantascienza.

Perché non vederlo. Herzog non fa documentari riposanti né divertenti. Quindi gli spettatori che tendono ad annoiarsi se ci sono troppe parole o poca azione sono a rischio. Ma l’avvertenza più importante è quella nei confronti del tipo di film che è Lo and behold. Questo non è un documentario sulla rete e sulla cultura tecnologica contemporanea, ma lo sguardo personale di un artista su questi temi, con tutta la parzialità e la soggettività del caso. A volte è evidente che rispetto al tema l’autore prende delle sbandate a favore di sguardi, suggestioni e persone che sono più rilevanti per lui che per il resto del mondo. Quindi se si vuole avere una visione complessiva d’insieme su questo argomento, questo non è il film giusto.

Una battuta. “Io ci verrei. Non avrei problemi. Mi candido”, detto da Herzog a Elon Musk che parla della colonizzazione di Marte.