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La voce del bosco

registaDimitri Feltrin
castFrancesca Gallo
paeseItalia
anno2020

Nell’autunno del 2018 la montagna bellunese è stata messa a dura prova dalla tempesta Vaia, ma la sua cultura continua a radicarsi tra le valli, grazie a donne e uomini che in quelle terre hanno scelto non solo di fissare la propria dimora e di radicare la propria esistenza ma anche di coltivarne i saperi, di valorizzarne le attività, di rigenerarne le tradizioni, attraverso un lavoro di comunità. La celebre artigiana e fisarmonicista Francesca Gallo accompagna in un viaggio alla scoperta della cultura agordina, fatta di musica, danze e antichi mestieri, tra le valli, lungo i sentieri, sull’orlo dei dirupi, nei borghi abitati da poche decine di abitanti, al cospetto di alberi sconosciuti ai più, ma carichi di valori simbolici, storici e affettivi. Un ritratto delicato e poeticodi questo mondo dolomitico e, più in generale, della montagna bellunese: viva, dignitosa, laboriosa, burbera e saggia.

Francesca costruisce fisarmoniche nella sua piccola bottega di Treviso, ereditata da papà Luciano, che le ha trasmesso la passione per la musica tradizionale e per il lavoro artigiano. È rimasta l’ultima artigiana in Italia a realizzare completamente a mano armoniche a mantice, fisarmoniche e organetti in legno. Le sue creature sono ambite da fisarmonicisti del panorama internazionale e finiscono sui palcoscenici più importanti del mondo, ma nascono nel bosco. L’attività di Francesca, infatti, inizia dall’individuazione di quelli che lei stessa definisce “gli alberi che cantano”, quegli alberi che successivamente trasformerà in strumenti musicali.

Francesca seleziona i “suoi” alberi nei boschi dell’Agordino, una delle zone più colpite dall’ondata di maltempo che nell’autunno del 2018 ha messo a dura prova la montagna veneta, distruggendone buona parte del patrimonio arboreo. Francesca ci accompagna in un viaggio alla scoperta delle donne e degli uomini che in quelle terre hanno scelto non solo di fissare la propria dimora e di radicare la propria esistenza, ma anche di coltivarne i mestieri, di valorizzarne la cultura, di rigenerarne le tradizioni. Tra essi c’è Attilio, sapiente artigiano del legno, che con le travi recuperate dei tabià di Cogul del XVI secolo realizza piccole ma incredibili sculture. C’è Paolo, giovane e vivace liutaio, che ha scelto di svolgere la propria attività nella pace di Garès. E poi ci sono Antonia, che ha riscoperto l’arte della filatura e della tessitura e la trasmette alle giovani donne agordine; il Tita, che scava il legno fino a ricavarne gli “Olt da Riva”, le grottesche maschere in legno da sfoggiare a carnevale. C’è Dunio, il celebre muralista che narra nelle sue opere le storie della vallata; c’è Sara, giovane ricercatrice che indaga il rapporto tra letteratura e montagna. E c’è anche Mayra, che ha voluto mantenere il pascolo del nonno, scontrandosi con le quotidiane difficoltà della vita in montagna. Vecchi e giovani, donne e uomini, tutti con storie diverse da portarsi dietro, ma tutti che si muovono ai margini del bosco e che ogni giorno lo vivono e ne ascoltano la voce. Quella voce che sgorga, gioiosa e malinconica, affascinante e inquietante, dall’opera di donne e uomini che continuano a legarsi tra di loro in forma di comunità. Quella stessa comunità che si manifesta, vitale e unita, durante la Zinghenesta, il carnevale che anima le strade e le piazze di Falcade e Canale d’Agordo Il racconto ci porta tra le valli, lungo i sentieri, sull’orlo dei dirupi, nei borghi abitati da poche decine di abitanti, al cospetto di alberi sconosciuti ai più, ma carichi di valori simbolici, storici e affettivi.

Con Francesca, ascolteremo il bosco e scopriremo i suoi alberi, quelli che cantano. Ammireremo il ritratto delicato, poetico, del mondo dolomitico Agordino, e più in generale della montagna bellunese: viva, dignitosa, laboriosa, burbera e saggia. Osservando le montagne, tenteremo di ascoltare e comprendere La Voce del Bosco.