Presentato in concorso alla 72° edizione del Festival di Berlino
Ursula Meier esplora in modo sottile un piccolo e tumultuoso perimetro di emozioni molto intense e contraddittorie in un film in cui brilla un cast femminile, guidato dalla rivelazione Stéphanie Blanchoud.
È con una scena sconcertante che rappresenta un’epica discussione familiare, la cui violenza espressiva è amplificata dalla totale assenza di suono diretto, qui sostituito dalla musica classica, che Ursula Meier fa il suo ritorno in concorso alla Berlinale 2022 con La Ligne, dieci anni dopo aver vinto il premio speciale della giuria del festival per L’enfant d’en haut .
Si tratta del terzo lungometraggio di finzione della regista franco-svizzera (scoperta alla Settimana della Critica di Cannes 2008 con Home) che conferma la sua abilità nell’analizzare la profonda ambivalenza dei legami emotivi, l’amore e le ferite, il peso del passato, il rimorso e il perdono. Il film esplora una vasta gamma di distanze flessibili, dove il fuoco del cuore ribolle sotto il ghiaccio delle cicatrici, in un mix paradossale di emozioni istintive, cose non dette, sguardi e confini, visibili e invisibili.