IN CONCORSO AL FESTIVAL DI VENEZIA 2022
“Il signore delle formiche”, il caso Braibanti raccontato in un film emozionante.
Un film da vedere assecondando le sfumature di ogni sua anima. Un’opera che sa crocifiggere il dramma con l’ironia, l’ipocrisia con la cultura, l’odio con l’amore.
Uno dei film più belli di Gianni Amelio.
Cinema classico, potente, ma allo stesso tempo modernissimo. Tragedia di ieri che si specchia nell’oggi.
COMMENTO DEL REGISTA
Un film sulla violenza e l’ottusità della discriminazione. L’amore sottomesso al conformismo e alla malafede. Uno spaccato della provincia italiana nei cruciali anni Sessanta, quando il benessere economico non andò di pari passo con l’intelligenza delle cose, con l’apertura dei sentimenti. La famiglia come luogo chiuso, dove i contrasti tra le generazioni restano accesi e conflittuali. Già la vicenda così com’è accaduta mostra aspetti inquietanti a oltre mezzo secolo di distanza. Lo spettatore si potrà domandare: come è stato possibile, come è potuto succedere? Anche se in apparenza oggi non ci si scandalizza più di niente, l’odissea del ‘signore delle formiche’ è di quelle che sanno di inquisizione, e ne abbiamo le prove ogni giorno. Perché nella sostanza non è cambiato molto. Dietro una facciata permissiva, i pregiudizi esistono e resistono ancora, generando odio e disprezzo per ogni ‘irregolare’. Ma non è più tempo di subire né di tollerare nessuna forma di sopruso verso gli individui meno protetti.
E questo film vuole infondere il coraggio di ribellarsi.
