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Il Segreto del Suo Volto

castNina Hoss, Ronald Zehrfeld, Nina Kunzendorf, Michael Maertens, Imogen Kogge, Kirsten Block, Uwe Preuss, Eva Bay, Jeff Burrell

Giugno 1945. Sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, Nelly torna a Berlino, dov’è nata, gravemente ferita e col volto sfigurato. Ad accompagnarla c’è Lene, impiegata dell’Agenzia ebraica e amica di Nelly da prima della guerra. Senza neppure aspettare di essersi ripresa dall’intervento di chirurgia plastica al viso, e contro il parere di Lene, Nelly parte alla ricerca di suo marito, Johnny: l’uomo che ha cercato fino alla fine di proteggerla dalla persecuzione nazista. I familiari di Nelly sono tutti morti nell’olocausto. Johnny è convinto che anche sua moglie sia morta. Quando finalmente Nelly lo rintraccia, Johnny intravede solo una vaga somiglianza e non crede che possa trattarsi veramente di sua moglie. Per mettere al sicuro l’eredità della famiglia di lei, però, Johnny propone a Nelly di assumere l’identità della moglie morta. Nelly accetta e diventa l’impostora di se stessa. Vuole sapere se Johnny l’amava veramente, e se l’ha tradita. Vuole riprendersi la sua vita.

“(…) Petzold (…) in questo magnifico film conferma ancora una volta il suo talento, non si limita alla «citazione», la sua immagine è geometria emozionale che spiazza e stride contro ogni retorica (e iconografia) del Bene e del Male. (…) Petzold entra nella Storia con la potenza del melodramma a sfumature noir di un’illusione che è il bisogno disperato della donna di credere che qualcosa, almeno l’amore, si sia salvato. E per questo è disposta a tutto, anche a nuove umiliazione, a tomare a essere prigioniera, a negare se stessa in quel corpo che ha conosciuto la disumanizzazione. Ma se il suo sguardo coincide con quello della protagonista, Phoenix non è un film sullo sterminio o sul nazismo; ciò che il regista mette al centro, e con forza disturbante, è l’anno zero della Germania, e la vertigine di fronte alla Storia di chi non vuole sapere, ascoltare chi è tomato, nemmeno «riconoscerlo» perché significherebbe riconoscere le proprie colpe. (…) Nina Hoss rende con impressionante violenza la fisicità del trauma – ogni tono di voce, ogni sguardo, ogni sorriso davanti a lei ebrea che solo poco prima era da condannare riportano al nazismo. Chi erano poco prima quegli uomini e quelle donne che oggi sembrano sorridere indifferenti? Per questi perfetti esecutori della ricostruzione, lei e quelli come lei rappresentano un insulto, una sberla, una presenza insopportabile. Mi chiederanno dei campi, dice Nelly al marito interpretando se stessa. Invece no, perché nessuno vuole sapere.” (Cristina Piccino, ‘Il Manifesto’, 19 febbraio 2015)

“Sopravvivere ad Auschwitz ma non alla propria identità. È quanto Nelly deve affrontare, tornando a Berlino nel giugno 1945, ferita, sfigurata ma con un nuovo volto grazie alla chirurgia plastica. Si mette alla ricerca del marito Johnny scoprendo una verità che non si aspetta. Al suo settimo lungometraggio, il tedesco Petzold ritrova la coppia Nina Hoss e Ronald Zehrfeld già protagonisti del riuscito La scelta di Barbara (2012). Ma dalla guerra fredda di quel film retrocede alle ceneri dell’immediato post Olocausto, mettendo a segno un’opera intensa e d’impressionante marca autoriale. Scritto con il compianto Harun Farocki e ispirato al romanzo Le retour des cendres di Monteilhet, II segreto del suo volto modella il genere noir attorno al Kammerspiel per affrontare l’evidente questione del “Lager post-trauma”. Costruito su forti contrasti di luci e ombre e su interpretazioni esemplari (specie Nina Hoss), lavora mirabilmente sugli scottanti temi dell’identità, del corpo “manipolato”, del rifiuto della memoria che porta alla negazione di un passato paradossalmente indelebile.” (Federico Pontiggia, ‘Il Fatto Quotidiano’, 19 febbraio 2015)