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Il male non esiste (sheytan vojud nadarad)

registaMohammad Rasoulof
castMahtab Servati, Shaghayegh Shourian, Baran Rasoulof, Darya Moghbeli, Kaveh Ahangar, Jila Shahi, Ehsan Mirhosseini, Mohammad Valizadegan, Alireza Zareparast, Mohammad Seddighimehr, Pouya Mehri, Salar Khamseh, Reza Bahrami, Kaveh Ebrahimpour
paeseGermania
anno2020

Orari

Heshmat è un buon padre e un buon marito attento ai bisogni della famiglia. Ogni mattino si alza presto per andare al lavoro. Quale lavoro? Pouya non se la sente di essere colui che legalmente dovrà sopprimere una vita umana. Cosa dovrà fare per evitare questo compito? Javad non sa che insieme alla sua ufficiale dichiarazione d’amore in occasione del compleanno della fidanzata dovrà confrontarsi con un evento che l’ha scossa profondamente. Bahram è un medico che esercita in una località sperduta e che ha deciso di incontrare per la prima volta la nipote, che vive in Germania, per rivelarle un segreto.

ORSO D’ORO FESTIVAL DI BERLINO 2020

Quattro storie apparentemente indipendenti ma invece connesse, in un film politico limpido che ha l’impeto di un grido e, forse nel finale, apre uno squarcio di speranza.

“Mohammad Rasoulof è uno dei cineasti iraniani osteggiati dalle autorità. Nel 2010 è stato condannato a sei anni di carcere per aver girato senza permesso e poi la pena è stata ridotta a uno. Nel 2017 gli è stato ritirato il passaporto di ritorno dal Festival di Cannes dove aveva vinto la sezione Un certain regard con A Man of Integrity. Del resto il regime del proprio paese è spesso al centro del suo cinema. Nella protagonista di Au revoir, sospesa dalla sua professione di avvocato perché impegnata nella difesa dei diritti degli attivisti e costretta ad affrontare la sua gravidanza in totale solitudine, già si rintracciavano dei chiari riferimenti autobiografici. Così come è una lotta contro il potere è quella del protagonista di A Man of Integrity, un uomo di un remoto villaggio nel nord dell’Iran che deve fronteggiare una società privata che, con l’aiuto del governo, vuole impadronirsi della zona. Il male non esiste è un grido contro ogni forma di autoritarismo, già potentemente sottolineato dalla presenza della nostra canzone popolare Bella ciao cantata durante una fuga liberatoria.

Il film è composto da quattro storie, apparentemente indipendenti ma in realtà intimamente connesse. Heshmat è un marito e padre esemplare. Ma ogni mattina si alza molto presto. Dove va? Pouya è un militare che deve uccidere un altro uomo ma non vuole farlo. Javad raggiunge la ragazza che ama per il suo compleanno ma qualcosa lo tormenta. Bahram è un medico che vive da tempo in un luogo isolato nelle montagne e la visita di una nipote lo mette davanti a un episodio del passato che non può più nascondere.Il segreto accomuna i quattro protagonisti ed è già evidente nell’inquadratura iniziale in un garage. Sono personaggi che nascondono qualcosa agli altri, che possono entrare in crisi proprio perché entra in gioco il contrasto tra la propria morale e il dovere. Ci si chiede fino a che punto può spingersi la libertà individuale sotto il regime. La pena di morte è affrontata direttamente in un cinema che non prende mai scorciatoie ma arriva sempre dritto al punto. Cambiano gli scenari: la città, la montagna, una casa vicino al fiume, gli interni claustrofobici militari. C’è sempre una luce sinistra che contamina i luoghi. Il riferimento alle ombre del regime è fin troppo evidente. Al tempo stesso sono tutti spazi restrittivi, che non concedono vie di fuga. Lo si può vedere già nelle scene in mezzo al traffico della prima storia di Heshmat che rimanda per certi versi a Taxi Teheran di Panahi. O anche nella potente sequenza in cui Pouya accompagna il condannato a morte ed è legato a lui con le manette.

Sono vicende dure, di resistenza quelle di Il male non esiste, dove gli epiloghi possono essere misteriosi, liberatori, devastanti e aperti. Ogni incontro ha un effetto. In alcuni casi c’è un sospetto di prevedibilità: la reazione di Bahram dopo che vede la foto dell’uomo di cui si sta per celebrare il funerale; l’espressione di Bahram mentre sta aspettando la nipote all’aeroporto. In realtà invece le storie sono lineari, limpide e potenti. Di ognuna colpisce il modo con cui Rasoulof le affronta e come lascia emergere i conflitti interiori. Dopo una continua sensazione di soffocamento, nel finale Il male non esiste respira. In quel campo lungo da lontano alla Kiarostami c’è forse una speranza, un segno che il cinema di Rasoulof potrebbe ripartire.”Sentieri Selvaggi

RASOULOF NON HA POTUTO RITIRARE PERSONALMENTE IL PREMIO AL 70. FESTIVAL DI BERLINO (2020) PERCHÉ AGLI ARRESTI DOMICILIARI A TEHRAN. POCHI GIORNI DOPO LA PREMIAZIONE VIENE CONDANNATO AD UN ANNO DI CARCERE E AL DIVIETO DI GIRARE FILM PER I PROSSIMI DUE ANNI, A SEGUITO DI UNA SENTENZA IN CUI TRE DEI SUOI FILM SONO STATI RITENUTI DI PROPAGANDA CONTRO IL GOVERNO IRANIANO.