Secondo capitolo della trilogia iniziata da Petzold nel 2020 con “Undine – un amore per sempre”, dedicata alla solitudine e alla complessità dei rapporti interpersonali e basata sugli elementi naturali, dopo l’acqua, questa volta è il fuoco l’elemento chiave della storia. Un film che parte come una commedia di educazione sentimentale per trasformarsi progressivamente in una lucida e drammatica riflessione sulla condizione giovanile nella società contemporanea.
«Il cinema di Christian Petzold sembra rigenerarsi periodicamente, come la fenice che dà il titolo a una delle sue migliori opere. […] Dotato di un talento unico nel radicare l’esistenzialismo nella geografia e nella topografia dei luoghi (mai più precisi che nella vaghezza di Transit), il regista si auto-confina stavolta alle pareti e al giardino di una villetta. Ma quello di Roter Himmel rimane un Petzold in movimento, che continua a farsi guidare da Paula Beer e gli mette alle costole un volto fresco come il bravissimo austriaco Thomas Schubert, in una storia di giovani intellettuali che guardano senza vedere e vivono senza sentire. Il suo Leon è l’avatar giusto per stare allo scherzo in quella che in larga parte funziona brillantemente come una commedia leggera, di equivoci e goffaggini, di convivenze da incubo tra personalità molto diverse in vacanza nella stessa casa.» (Tommaso Tocci, mymovies.it)