Premio per Miglior Regia nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2024
DOPO LA TRILOGIA TEXANA, ROBERTO MINERVINI FORZA ANCORA UNA VOLTA I CONFINI TRA REALTÀ E FINZIONE PASSANDO DAL “DOCUMENTARIO DI CREAZIONE” A UN FILM STORICO IN COSTUME SENZA ABBANDONARE L’IMMEDIATEZZA DEI SUOI LAVORI PASSATI: AMBIENTATO DURANTE LA GUERRA DI SECESSIONE AMERICANA, I DANNATI È UN RACCONTO POETICO DI UN GRUPPO DI UOMINI COSTRETTI A CONFRONTARSI CON LA DIMENSIONE DELLA GUERRA E UN TERRITORIO A LORO SCONOSCIUTO.
«L’idea parte da lontano, da una duplice riflessione: la prima sul genere, c’era la voglia di rapportarmi sia alla finzione che al film di guerra. Ho sempre avuto un rapporto simbiotico e dissonante con i war movie, perché non ho mai capito le sovrastrutture morali, la rappresentazione così muscolare, la mascolinità tossica nei film di guerra. Ci eravamo riproposti di iniziare un percorso per provare a riscrivere questi connotati. L’altro discorso è quello di capire come reinventarsi, testare un metodo di lavoro fino ad oggi fortemente basato sull’esperienza, che prima guardava solamente al reale, traducendo i principi di questo metodo di lavoro in un ambito di finzione, ricreando un contesto che fosse intimo, dal di dentro, quindi affrontare la finzione pur mantenendo l’approccio sul reale.» (Roberto Minervini)
«I dannati omaggia i classici, per poi discostarsene, farsi moderno. La macchina da presa si incolla ai corpi dei protagonisti, martoriati dalle intemperie e dai proiettili. I dannati è un western intimista, spietato, sospeso tra le praterie e la neve. Minervini abbandona il documentario, ma non perde lo sguardo politico, sociale, che lo ha sempre caratterizzato. E ancora una volta dà voce agli ultimi, non si ferma davanti alle apparenze. Che cosa fare quando il mondo è in fiamme? Il titolo del suo film precedente risuona ancora potente. E la risposta arriva da un gruppo di coraggiosi in divisa che invocano il diritto di stare al mondo. Sorprendente, I dannati è un’epopea pacifista, un cavalcarono insieme senza ritorno, una disperata carica per difendere una nazione con uno stendardo che non sventola più.» (Gianluca Pisacane, cinematografo.it)