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Grand Budapest Hotel

castTilda Swinton, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Bill Murray, Edward Norton, Jude Law, Owen Wilson, Saoirse Ronan

Presentato in Versione Originale con Sottotitoli in Italiano

Sullo sfondo dell’omicidio di una nobile dama e del furto di un dipinto di inestimabile valore, si svolgono le (dis)avventure di Gustave H, perfetto concierge dell’hotel “Grand Budapest”, un lussuoso albergo situato tra le Alpi dello Stato di Zubrowka, e dell’amicizia che lo lega a Zero Moustafa, il giovane fattorino che diventerà suo protetto e amico più fidato.

Critica:
“La recitazione, la regia e la scrittura rendono il film (dedicato a Stefan Zweig, scrittore austriaco pacifista degli anni ’30) un capolavoro di fantasia. Wes Anderson, con uno stile vivace e surreale, attraverso la storia particolare di Gustave e dell’albergo ritrae un secolo di storia e di Europa. Decadente e affascinante come il Grand Hotel Budapest.” (Chiara Pelizzoni, ‘Famiglia Cristiana’, 22 giugno 2014)

“All’ottavo round, il 45enne Wes Anderson, uno dei pochi registi impossibili da imprigionare in un aggettivo, firma il suo film più personale e fiabesco, colto e snob, raffinato e ironico verso i generi stessi del cinema, dalla commedia sofisticata di Lubitsch e soci (Wyler, Mamoulian, Bornage, Wilder…) nell’ovattato clima di un grand hotel d’operetta fino alla spy story. Commedia mitteleuropea, ambientata nello stupore Art Nouveau anni 30, flash back biografico del padrone di un hotel glorioso ora decaduto in quel crocevia di mondo al confine di Germania, Austria e Polonia, tra le due guerre mondiali, luogo immaginario chiamato Zubrowka, in realtà la cittadina di Gorlitn con interni a Potsdam. (…) In un incrocio ideale non solo di storia e geografia ma anche di cultura, colore e grafica, con mutazioni di formato dello schermo, ironia e senso favolistico ma sempre con la finzione super star, Anderson brucia a fiamma altissima la sua idea di cinema fulcro di periodi e sentimenti, sogni e incubi. Come in un giro dell’oca solo per adepti, Anderson iscrive nella sua famiglia ideale (Tanenbaum allargati) molti attori feticci, una compagnia ricchissima di tic, talenti e personalità radical chic al comando di Murray Abraham, Ralph Fiennes, Jude Law che ci portano in giro nel Tempo del Bon Ton. Ma sono indispensabili anche Bill Murray, Edward Norton, Adrien Brody, Willem Dafoe, Jeff Goldblum, il picassiano Owen Wilson e Tilda Swinton, mentre Saoirse Ronan e Tony Revolori si assumono il peso delle rivelazioni, i minorenni in una fiaba di adulti che volentieri retrocedono allo psico gioco per bambini mai così sicuri che la vita è sogno.” (Maurizio Porro, ‘Corriere della Sera’, 10 aprile 2014)

“S’intitola ‘Grand Budapest Hotel’ l’ennesimo sogno anticato-cinéfilo di Wes Anderson, uno degli autori più meravigliosamente disimpegnati del panorama contemporaneo. Se si è in grado di rinunciare al sostegno di una storia scritta e diretta con ogni bullone al suo posto, quest’ora e quaranta di stravaganti schermaglie comunicano, infatti, un’euforia di rara eleganza, particolari toni di sensibilità surrealista e soprattutto il gusto di quel voluto artificio che stava alla base dell’ingresso in una sala cinematografica. È notorio come l’albergo sia stato da sempre un luogo d’elezione per i voyeur con la cinepresa, tanto è vero che ogni cinefilo potrebbe farsi la propria classifica scorrendo l’interminabile elenco che va da ‘Grand Hotel’ a ‘L’anno scorso a Marienbad’, da ‘Barton Fink’ a ‘Pretty Woman’: il texano meno texano che si possa immaginare Wes, però, insegue da sempre un ‘altrove’ favolistico privato in cui potere spostare a piacimento le sue stralunate persone/pedine su scacchiere sociali e familiari altrettanto imprevedibili. Così accade in questa chicca per affezionati, strappata alla sua spontanea ritrosia dal Gran Premio della Giuria all’ultimo festival di Berlino (…) Non si contano i personaggi bizzarri, misteriosi, commoventi, sfuggenti che sembrano prendere per mano lo spettatore per raccontargli tutto e poi lo abbandonano nelle braccia del narratore seguente; tanto è vero che ne scaturisce una passerella interminabile d’interpreti (Fiennes, Law e Murray Abraham in testa) celebri, però ligi allo spazio che gli è concesso. Ci sarebbero anche i fatti tra il giallo, il noir e il rocambolesco, ma non è certo in questi passaggi un tantino slabbrati che si può trovare conferma del talento da operetta dell’ineffabile Anderson.” (Valerio Caprara, ‘Il Mattino’, 10 aprile 2014)

“Ah, che bel film. Una commedia tra favola e operetta, scritta e diretta da un Wes Anderson in gran forma, che viaggia a ritroso nel tempo, inventando cinema a ogni cambio di scena. (…) la storia non ha importanza, di fronte al fascino di colori, costumi e di un raffinatissimo umorismo.” (Massimo Bertarelli, ‘Il Giornale’, 10 aprile 2014)

“Piacerà agli ammiratori (da sempre) di Anderson (‘Tenenbaum’). E dei suoi personaggi spesso strampalati, tutti perdenti, tutti in ritardo (o in anticipo) rispetto al tempo dove sono costretti a vivere. Ma anche chi non è sfegatato fan di Wes, riconoscerà che qui ha fatto un gran bel lavoro di regia. ‘Grand hotel’ è uno splendido commedione, dove tanti personaggi vanno e vengono, ma nessuno è sciatto, nessuno è superfluo. Nell’all star cast spicca Bill Murray che con la Mitteleuropa non c’entra nulla, ma come strampalato è difficilmente raggiungibile.” (Giorgio Carbone, ‘Libero’, 10 aprile 2014)