Giorni nostri. Colline di Langa. Sera.
Ad Avila, un tranquillo paesino di 2.000 anime che regna in cima a una verde collina, si sta festeggiando in piazza, come ogni anno, la festa di Sant’Eurosia, patrona dei frutti della terra. Il sindaco Nicola e il parroco Francesco (che vuole essere chiamato senza “Don”, perchè “Don” è solo Dio) danno dal palco il tanto atteso “via” all’inizio della festa e le tante persone sedute ai tavoli iniziano finalmente a mangiare.
Sceso in piazza, Francesco saluta con alcune strette di mano e qualche buona parola le tante persone che gli si parano davanti nella piazza e si dirige velocemente al bar del paese, colmo di gente come raramente capita, per incontrare Luisa, cameriera del bar e amica vera, la quale ha bisogno di parlargli.
Ma al bar del paese è successo qualcosa. Un evento eccezionale, di quelli che ad Avila non sono abituati a vedere spesso. Gli occhi delle persone sono puntati sulla televisione del bar e paiono non volersi staccare per nessun motivo. E quando Francesco arriva al bar, la gente è già nel panico.
Arturo, il papà di Luisa, esce di corsa e agitato inizia a farneticare qualcosa a Francesco: “il sole” – “la benzina”. La gente impaurita si allontana sempre più dal bar.
La vita e la quotidianità delle 2.000 anime di Avila verrà letteralmente sconvolta e messa in discussione, obbligando ciascun singolo a cambiare e ridimensionare la propria esistenza. Nel bene e nel male.
“Realizzato con poco più di 70mila euro, una manciata di persone tra attori protagonisti e ruoli minori e circa 500 comparse, l’opera prima del regista Emanuele Caruso è destinata a far parlare di sé. Una scommessa vinta quella della produzione, che ha deciso di affidarsi a persone comuni tra cui giovani, studenti e pensionati, per racimolare la cifra necessaria per far partire le riprese di questo lungometraggio indipendente, ambientato nel Cuneese fra Langhe e Roero, nell’estate del 2012.
Girato in 10 settimane da una troupe composta da trenta giovani operatori cinematografici dell’età media di 27 anni, il film è stato reso possibile grazie all’utilizzo del crowdfunding, ancor prima che facesse notizia il caso di Luca Vecchi e Claudio Di Biagio che con il loro “Dylan Dog vittima degli eventi”, hanno prodotto il loro progetto grazie alla raccolta fondi dagli utenti della rete. Ma per E Fu Sera, E Fu Mattina il discorso è stato diverso. Caso rarissimo in Italia, è un esempio di pellicola realizzata vendendo al pubblico, già nella fase di scrittura e ideazione, quote che partivano da 50 euro, corrispondenti a una percentuale degli incassi del film al botteghino. Così facendo, sono stati raccolti oltre 40 mila euro dell’intero budget, attraverso la piattaforma on-line “produzioni dal basso” in circa 18 mesi di campagna. Un film del quale, tra le altre cose, non era da sottovalutare la difficile distribuzione, essendo recitato per buona parte in dialetto piemontese, fattore che contrariamente ai dubbi iniziali, non ha influito sul botteghino, dove la pellicola è già diventata un caso, rimanendo in programmazione, soltanto ad Alba, per sei settimane con ben 31 spettacoli sold out.
Ambientato ad Avila, un paesino di 2.000 persone, durante la festa di Sant’Eurosia, racconta la misteriosa storia di un accadimento, che di lì a poche ore, sconvolgerà la vita degli abitanti, costretti a mettere in discussione la propria esistenza, come recita il claim del film “che cosa faresti se sapessi quanti giorni ti separano dalla fine?”. Un noir accattivante, che uscirà in varie sale in tutta Italia nell’arco di diciotto mesi. Ad oggi, i biglietti venduti sono più di 24mila, da Macerata a Sestri Levante, passando per Trieste e Cuneo fino a Torino, dove il film è stato proiettato a marzo al Multisala Reposi, cinema nel quale sarebbe dovuto rimanere in programmazione una settimana soltanto, andando invece oltre ogni aspettativa e rimanendo sul grande schermo fino al 23 aprile, con oltre 10.500 biglietti staccati…” (Il Fatto Quotidiano)