PREMIO DEL PUBBLICO AL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI ROMA 2014
L’ultimo weekend di cinque ragazzi che hanno studiato e vissuto a Pisa, nella stessa casa che è stata per loro teatro di amori nati e finiti, festeggiamenti per i trenta e lode e nottate passate insonni su libri indecifrabili. Adesso quel tempo di vita così acerbo, divertente e protetto, sta per finire. Ognuno prenderà direzioni diverse, andando incontro alle scelte che determinano il corso di una vita. Chi rimanendo nella sua città, Pisa, chi partendo a lavorare all’estero. Insomma il racconto buffo, ironico ma anche profondo degli ultimi tre giorni di un gruppo di amici che hanno vissuto il momento più bello della loro vita e che non si vedranno più. Una metafora di una generazione chiamata ad una sfida.
“Finalmente. Finalmente un ottimo film italiano, il migliore della compagine tricolore al Festival di Roma. Peccato – ma è un’annosa questione – che il direttore Marco Müller e i suoi non l’abbiano messo in concorso o quel che ne resta (Cinema d’Oggi): parliamo di ‘Fino a qui tutto bene’, opera seconda del 40enne Roan Johnson, che supera il suo già buono ‘I primi della lista’. Chiamato con la compagna sceneggiatrice Ottavia Madeddu a fare un documentario sull’Università di Pisa, ha recepito storie e aneddoti degli studenti e li ha sublimati in un lungometraggio di frazione: cast & crew coproduttori, ovvero non pagati (formula the Coproducers), 250 mila euro di budget, 4 settimane di riprese, i 5 attori (Alessio Vassallo, Paolo Cioni, Silvia D’Amico, Guglielmo Favilla e Melissa Bartolini) a convivere davvero nella casa degli studenti, pronti a consumare l’ultimo weekend insieme, che interpretano. Ebbene, è la ricetta della felicità: tra amici suicidi, gravidanze inattese, amplessi con angurie, coppie che scoppiano e orge con i parà, filtra la volontà di non arrendersi alla fine delle speranze, all’entrata nel mondo del lavoro come fosse un macello. Il film è fresco, libero e indie come non (ci) capitava da tempo, fosse girato in inglese si venderebbe come il pane. (…) il titolo ‘Fino a qui tutto bene’ viene dal cult ‘L’odio’ di Mathieu Kassovitz, ma è un film che amerete.” (Federico Pontiggia, ‘Il Fatto Quotidiano’, 23 ottobre 2014)