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Fino A Qui Tutto Bene

castAlessio Vassallo, Paolo Cioni, Silvia D'Amico, Guglielmo Favilla, Melissa Anna Bartolini, Isabella Ragonese

PREMIO DEL PUBBLICO AL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI ROMA 2014

L’ultimo weekend di cinque ragazzi che hanno studiato e vissuto a Pisa, nella stessa casa che è stata per loro teatro di amori nati e finiti, festeggiamenti per i trenta e lode e nottate passate insonni su libri indecifrabili. Adesso quel tempo di vita così acerbo, divertente e protetto, sta per finire. Ognuno prenderà direzioni diverse, andando incontro alle scelte che determinano il corso di una vita. Chi rimanendo nella sua città, Pisa, chi partendo a lavorare all’estero. Insomma il racconto buffo, ironico ma anche profondo degli ultimi tre giorni di un gruppo di amici che hanno vissuto il momento più bello della loro vita e che non si vedranno più. Una metafora di una generazione chiamata ad una sfida.

“Finalmente. Finalmente un ottimo film italiano, il migliore della compagine tricolore al Festival di Roma. Peccato – ma è un’annosa questione – che il direttore Marco Müller e i suoi non l’abbiano messo in concorso o quel che ne resta (Cinema d’Oggi): parliamo di ‘Fino a qui tutto bene’, opera seconda del 40enne Roan Johnson, che supera il suo già buono ‘I primi della lista’. Chiamato con la compagna sceneggiatrice Ottavia Madeddu a fare un documentario sull’Università di Pisa, ha recepito storie e aneddoti degli studenti e li ha sublimati in un lungometraggio di frazione: cast & crew coproduttori, ovvero non pagati (formula the Coproducers), 250 mila euro di budget, 4 settimane di riprese, i 5 attori (Alessio Vassallo, Paolo Cioni, Silvia D’Amico, Guglielmo Favilla e Melissa Bartolini) a convivere davvero nella casa degli studenti, pronti a consumare l’ultimo weekend insieme, che interpretano. Ebbene, è la ricetta della felicità: tra amici suicidi, gravidanze inattese, amplessi con angurie, coppie che scoppiano e orge con i parà, filtra la volontà di non arrendersi alla fine delle speranze, all’entrata nel mondo del lavoro come fosse un macello. Il film è fresco, libero e indie come non (ci) capitava da tempo, fosse girato in inglese si venderebbe come il pane. (…) il titolo ‘Fino a qui tutto bene’ viene dal cult ‘L’odio’ di Mathieu Kassovitz, ma è un film che amerete.” (Federico Pontiggia, ‘Il Fatto Quotidiano’, 23 ottobre 2014)