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E’ Arrivata Mia Figlia

castRegina Casé, Michel Joelsas, Helena Albergaria, Camila Márdila, Karine Teles, Lourenço Mutarelli

PREMIO C.I.C.A.E. E PREMIO DEL PUBBLICO AL 65. FESTIVAL DI BERLINO (2015, SEZIONE PANORAMA).

Val è una governante a tempo pieno che prende molto sul serio il suo lavoro. Indossa un’inamidata uniforme da domestica mentre serve tartine impeccabili, è al servizio dei suoi facoltosi datori di lavoro di San Paolo ogni santo giorno e accudisce amorevolmente il loro figlio adolescente fin da quando era in fasce, avendolo di fatto cresciuto lei stessa. Ogni cosa e ogni persona ha il suo posto nell’elegante abitazione, finché un bel giorno l’astuta e ambiziosa figlia di Val, Jessica, arriva dalla città natale della donna per fare i test di ammissione all’università. La presenza di Jessica, giovane risoluta e sicura di sé, spezza il tacito e tuttavia rigido equilibrio di potere della casa e Val deve decidere in chi riporre il suo senso di lealtà e che cosa è disposta a sacrificare.

“Una storia privata (…) che diventa storia pubblica del Brasile e delle sue contraddizioni di fronte a una modernità che cambia usi e costumi inveterati: è la scommessa, vinta, di un film al femminile che sa coniugare la grazia e la tenerezza del ritratto psicologico con la giustezza e l’efficacia dell’analisi sociologica. (…) Costruito su una successione di piccole scene di vita quotidiana che hanno il doppio compito di mostrare il comportamento «anticonformista» di Jessica ma anche di «svelare» la griglia di regole e di convenzioni su cui si reggeva il rapporto padroni/domestica, il film diventa così lo specchio rivelatore della doppia anima di un Paese, quella di un passato dove le donne, soprattutto loro, erano disposte ad accettare sacrifici e limiti in nome di un lavoro che permetteva loro di superare la condizione di povertà in cui erano nate; e quella di un presente dove i giovani rifiutano quasi per «istinto» comportamenti e usanze che possono mettere in discussione la loro libertà. II doppio ritratto di un Brasile arcaico (di cui comunque si capisce e apprezza lo spirito di sacrificio e l’impegno) e un Brasile moderno, dove le nuove generazioni chiedono di avere i diritti dei loro connazionali più fortunati (e ricchi). Naturalmente il film sfuma queste posizioni, evitando qualsiasi forma di manicheismo o di rigidità sociologica (…). E tutti aprono il film verso un discorso di più ampio respiro, dove il destino di ognuno sembra finalmente tornato nelle mani delle persone e non delle secolari condizioni di sofferenza e sottomissione sociale. Un percorso che la regista e sceneggiatrice Anna Muylaert (un passato di critica cinematografica alle spalle) sa raccontare con tocchi di autentica commozione, attenta a non giudicare o esaltare i personaggi ma a mostrarne di ognuno il bello e il brutto, il positivo e il negativo. E ottenendo alla fine quel senso di verità che dà al film la sua indimenticabile forza.” (Paolo Mereghettti, ‘Corriere della Sera’, 2 giugno 2015)

“Premiato al Sundance festival e, dal pubblico, a Berlino, ‘È arrivata mia figlia!’ viene presentato al pubblico italiano in modo un po’ fuorviante. Non é una commedia come il trailer lascia credere. (…) Con qualche acciacco qui e là (molto sbilanciata la forza del cast a sfavore della famiglia dei padroni, tutti opachi e poco credibili) il film funziona soprattutto sulla verve della protagonista Val.” (Paolo D’Agostini, ‘La Repubblica’, 4 giugno 2015)

“Scene dalla lotta di classe a San Paolo del Brasile. Senza cortei né operai, senza slogan né bandiere, perché la lotta di classe oggi si fa in altri modi e altri luoghi. Come la villa con piscina in cui è ambientato quasi integralmente questo bel film di un’ex-critica e autrice tv brasiliana che conosce come pochi l’arte di dire e non dire. Oltre a quella, antica e oggi in disuso, di creare personaggi a cui non smettiamo di credere un solo istante. (…) L’attrice, magnifica, una specie di Anna Magnani carioca, si chiama Regina Casé ed è una delle più grandi interpreti, oltre che – ironicamente – una delle artiste più ricche del Brasile. (…) Mentre la regista Anna Muylaert segue l’evoluzione dei rapporti fra i suoi protagonisti con un’esattezza geometrica e implacabile che usa a meraviglia i diversi spazi della casa (il gioco delle inquadrature è una vera lezione di messa in scena, fra Buñuel e Chabrol). Con l’amore in più, perché di questo in fondo si tratta nel film. Anche se non sta bene dirlo.” (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 4 giugno 2015)

“È un film interessante che racconta il conflitto sociale in un Brasile in via di trasformazione, contrapponendo due figure di madri (…). Il consolatorio finale risente di uno scivolo drammaturgico un po’ televisivo, ma nell’insieme la commedia di Anna Muylaert è costruita su un felice susseguirsi di quotidiane scenette che hanno il sapore dolce-amaro della vita.” (Alessandra Levantesi Kezich, ‘La Stampa’, 4 giugno 2015)

“Non è vero che la commedia all’italiana s’è estinta: non si fa più in Italia, ma altrove gode di ottima salute. Premiato al Sundance e a Berlino, ‘È arrivata mia figlia!’ (‘Que horas ela volta?’) di Anna Muylaert è la migliore commedia all’italiana dell’anno ed è un film brasiliano. Della nostra gloriosa tradizione condivide lo sguardo sociale e la capacità di declinarlo senza sforzo ideologico, senza ferraglia drammaturgica, con quella facilità d’esecuzione che è sintomo di calma grandezza. Il film si fa seguire con brio, ci fa appassionare ai suoi personaggi e nel mentre ci apre squarci di consapevolezza sul vivere oggi in Brasile e non solo, laddove upper classe proletariato s’incontrano e scontrano. (…) La Muylaert parla di ‘paradosso sociale, uno dei più significativi in Brasile’ e tesse la tela, trama sociale e ordito thriller: macchina da presa ferma, campi parziali (…). Ancora non lo sappiamo, ma quel che si dipana ordinato e programmato davanti ai nostri occhi è la quiete prima della tempesta: (…) non sta per giungere solo una ragazzina con le idee chiare e nessuna voglia – non c’è ceto né status che tenga… – di farsi mettere i piedi in testa, ma un ciclone rivoluzionario: quel ‘Progresso’ che sulla bandiera brasiliana è congiunto a ‘Ordem’ qui lotta dialettico contro l’ordine precostituito. Inconsapevole e/o incurante delle regole di casa, Jéssica infrange divieti e divelle obblighi (…). Se l’eroe, non solo semioticamente, è un travalicatore di confini, Jéssica è una super-eroina, agisce con profitto personale ed esternalità positive: lei cerca l’affrancamento dai legacci di classe e dalle convenzioni piramidali, gli spettatori empatizzano, lo schermo restituisce emancipazione e libertà. Siamo a San Paolo, ma si direbbe soffi già lo spirito olimpico di Rio 2016: non vincere, ma l’importante è partecipare alla pari, e Jéssica ha tutte le carte in regola per farlo ed esigerlo (anche i test le daranno ragione…). (…) pare davvero una commedia sul nostro Boom economico, se non fosse che siamo in un altro continente e, nel frattempo, il cinema italico ha fatto sboom. Eppure, non tutto il male vien per nuocere: facciamo i remake, i copia & incolla di tanto ciarpame globale, perché dunque non ‘prendere in prestito’ questo brasileiro ‘È arrivata mia figlia!’ e fare copia conforme? S’intende, nel nome della nostrana commedia che fu. Da non perdere.” (Federico Pontiggia, ”Il Fatto Quotidiano’, 4 giugno 2015)