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Dallas Buyers Club

castMatthew McConaughey, Jared Leto, Jennifer Garner, Denis O'Hare, Steve Zahn

Presentato in Versione Originale con Sottotitoli in Italiano || Original language with Italian subtitles

  • GOLDEN GLOBES 2013 A MATTHEW MCCONAUGHEY COME MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA (NELLA CATEGORIA FILM DRAMMATICO) E A JARED LETO COME MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA.
  • OSCAR 2014 PER: MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA (MATTHEW MCCONAUGHEY) E NON PROTAGONISTA (JARED LETO), TRUCCO (ADRUITHA LEE) E ACCONCIATURE (ROBIN MATHEWS). ERA CANDIDATO ANCHE 2014 PER: MIGLIOR FILM, SCENEGGIATURA ORIGINALE E MONTAGGIO.

Texas, seconda metà degli anni Ottanta. Ron Woodroof, elettricista texano e cowboy da rodeo dipendente da alcool, droga e sesso, riceve all’improvviso la notizia di essere affetto dalla sindrome da immunodeficienza acquisita e che gli sono rimasti 30 giorni di vita. Frustrato per la mancanza di cure disponibili, ma non disposto ad accettare la sentenza di morte, Woodrof inizia a documentarsi sulla malattia trovando conforto nell’uso di cure alternative che arrivano dal Messico e non approvate dal ministero della FDA (Food and Drug Administration), andando così contro la comunità scientifica e i medici specializzati, compresa la sua terapista, la dottoressa Eve Saks. Sebbene estraneo alla comunità omosessuale, Ron si allea poi con il giovane transessuale Rayon, anche lui malato di AIDS, ma incredibilmente attaccato alla vita. Insieme, Ron e Rayon attivano un “buyers club” (un ufficio acquisti) per la vendita dei farmaci e degli articoli sanitari – esportati di contrabbando perché non autorizzati – ad altri sieropositivi che, sottoscrivendo una quota mensile, possono così avere accesso alle forniture. Ron diventa quindi un Cavaliere Solitario che si batte per il diritto alla dignità, all’informazione e all’accettazione di tutti coloro nella sua stessa condizione. Ispirato a fatti realmente accaduti.

Critica:

“(…) ‘Dallas Buyers Club’ è un film duro e a tratti sgradevole che, però, consente ai due protagonisti principali una performance di altissimo pathos. Anche se le vicende ricostruite dal regista Vallée sono rigorosamente ricalcate dalla cronaca, l’emozione che promana dalle immagini incisive ed essenziali ha una qualità di coinvolgente pregio, equilibrata com’è fra tenerezza e crudeltà. Il protagonista Ron, interpretato da un grande McConaughey, è infatti un proletario scapestrato e maschilista al quale, nell’85, viene diagnosticato l’Aids, e concessi 30 giorni di vita; grazie anche al suo carattere prepotente ed indomito, l’antieroe trova il più imprevedibile degli alleati nel trans Ryon ed insieme a lui combatterà contro le malefatte degli scienziati per dare speranza agli ammalati. Il Dallas Buyers Club fu un’associazione i cui membri, soprattutto omosessuali, ebbero la possibilità di ricevere gratuitamente i medicinali non approvati dal governo Usa. La vividezza dell’ambientazione e la precisione dei dialoghi contribuiscono ad allontanare l’ombra del banale documentarismo e a rappresentare la triste odissea dei sieropositivi con un piglio che è più del cowboy che della sua complice queer.” (Valerio Caprara, ‘Il Mattino’, 2 gennaio 2014)

“La cosa migliore del film americano ‘Dallas Buyers Club’ (del regista francocanadese Jean-Marc Vallée) è lo sviluppo, il percorso, la trasformazione del personaggio. Che nasce sulla base di un modello reale. E reale è il fatto che ci troviamo a metà degli anni Ottanta, in piena emergenza Hiv-Aids. Il male dilaga e le cure brancolano nel buio. (…) Il mélo ha la sua bella parte, la funzione ‘di denuncia’ è efficace, l’interprete principale dà l’anima al suo difficile personaggio. L’attore, il molto versatile Mattew McConaughey (che della sua miracolosa versatilità dà ulteriore prova nella piccola ma incisiva parte recitata accanto a DiCaprio nel nuovo film di Scorsese ‘The Wolf of Wall Street’), ha pienamente meritato il premio per la migliore interpretazione maschile all’ultima edizione del festival di Roma, facendo spiccare la qualità di questo film in mezzo a una discutibile e discussa selezione. E ora spera nella notte degli Oscar…” (Paolo D’Agostini, ‘la Repubblica’, 27 gennaio 2014)

“Prendete un divo famoso, rendetelo irriconoscibile, affidategli una storia vera e molto drammatica, magari del genere ‘Davide sfida Golia’. Poi state a guardare. Ancor prima di colpire il grande pubblico, il film farà incetta di candidature ai premi Oscar, come scrivemmo quando ‘Dallas Buyers Club’ fu presentato in anteprima al Festival di Roma. (…) ‘Dallas Buyers Club’ rievoca con energia travolgente (e qualche calcolo di troppo) una parabola che aspettava di arrivare sugli schermi da 15 anni. Per andare in porto infatti c’è voluto Matthew McConaughey, che dopo essersi innamorato della sceneggiatura (di Craig Borten e Melisa Wallack) ha perso 20 chili per trasformarsi nel ‘macho’ Ron Woodroof. Un elettricista texano tutto coca, ammucchiate e rodei che nel 1985, mentre il mondo piangeva Rock Hudson, prima star della storia a morire di Aids, scoprì per caso di essere sieropositivo. Anzi di avere «circa 30 giorni di vita», come dissero i dottori, visto che all’epoca non esistevano praticamente cure per quella nuova sindrome che presto sarebbe diventata un’epidemia. (…) Corpo macilento, occhiaie profonde, energia febbrile, il sex symbol McConaughey è l’attrazione n. 1 di un film che moltiplica prodezze e sottotrame per piacere. Dall’amore per la bella e coraggiosa dottoressa Jennifer Garner (solo un sogno, per fortuna), alla crescente complicità che lega il macho Ron al soave Rayon, dopo l’iniziale e violenta ripulsa omofobica. L’insieme, con tutto il rispetto per i personaggi, sa di grande professionismo più che di vera creazione. Un antieroe così speciale avrebbe meritato un pizzico di audacia in più. Ma è il modello che impera oggi a Hollywood. Script e regia di ferro. Gli unici autorizzati a sperimentare sono gli attori. Ma bisogna dire che con attori di questo livello, il risultato è garantito.” (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 27 gennaio 2014)

“Sussurrano (e gridano), corrono e rallentano, emozionano e fan pensare, le immagini di ‘Dallas Buyers Club’, film che ci accompagna nella ferma lotta per l’esistenza di Ron Woodroof, elettricista texano macho, drogato, alcolista e omofobo, nonché appassionato di rodeo, come l”Ultimo buscadero’ di Peckinpah. (…) Storia vera, rabbiosa, comatosa, raccontata per filo e per segno dal ‘Dallas Morning News’ nel 1992 poco prima della morte di Ron, da tempo sulla scrivania dei producer di Hollywood inseguendo il filone ‘Philadelphia’ ma cambiando i connotati psicosomatici del protagonista. Il film girato in 25 giorni, premiato dal pubblico del Festival di Roma è in lizza con sei candidature agli Oscar, pur con qualche gaffe sul look anni 80. Non dovrebbe sfuggire la statuetta al protagonista Matthew McConaughey che oltre ad aver perso 23 chili ha cambiato il rapporto di fiducia col mondo e prenota la classica trasformazione tra primo e secondo tempo. Se prima Ron era uno che insultava i gay diventa ora amico di una gentile trans che gli massaggia i polpacci e con cui gioca a carte in clinica. Il dramma ha momenti di accelerazione ma anche di freno, spiega, senza addentrarsi, i retroscena del business multinazionale delle case farmaceutiche, glissando sulla privacy e i parenti del protagonista. Scomposti in capitoli, le opere e i giorni che a Ron restano da vivere sono raccontati per impressioni, astio e associazioni libere, con due caratteri di fiction ma tipici, da serie: la dottoressa (Jennifer Garner) che vorrebbe cambiare le cose terapeutiche ma non può, e il trans (Jared Leto pure lui Oscar?), figurina di vittima designata dal trucco vistoso ma dal cuore semplice.” (Maurizio Porro, ‘Corriere della Sera’, 30 gennaio 2014)