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Animali selvatici (r.m.n.)

registaCristian Mungiu
castMarin Grigore, Judith State, Macrina Bârlădeanu, Orsolya Moldovan, András Hatházi, Rácz Endre, József Bíró, Ovidiu Crișan, Zoltán Deák, Cerasela Iosifescu, Andrei Finti, Miklos Bacs, Alin Panc, Victor Benderra, Amitha Jayasinghe, Gihan Edirisinghe, Nuwan Karunarathna, Kovacs Levente Jr., Némedi Varga Csilla, Orban Attila, Boros Piroska Klara, Lucian Ifrim, Mark Edward Blenyesi, Fekete Beata, Szucs Tamas, Nagy Csilla, Szabo Andras Botond, Axel Moustache, Rares Hontzu, Stefan Statnic, Carla Todoran, Maria Dragus, Ecaterina Ladin, Gheorghe Ifrim
paeseRomania
anno2022

Orari

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Matthias, burbero e taciturno lavoratore di un mattatoio tedesco, litiga con il datore di lavoro e scappa verso Recia, il villaggio di origine in Transilvania. Qui trova una situazione complicata: la moglie Ana sta crescendo il figlio Rudi in maniera troppo protettiva, mentre la sua amante Csilla ha fatto carriera in un grande panificio locale. Quando quest’ultima, per poter ottenere dei benefici UE, si trova a dover assumere braccianti provenienti dallo Sri Lanka, nel villaggio emergono intolleranze sopite a lungo ma più vive che mai.

IL FILM BENEFICIA DELLA TARIFFA SPECIALE CINEMA REVOLUTION,
GRAZIE AL CONTRIBUTO STRAORDINARIO DEL MINISTERO DELLA CULTURA – INGRESSO € 3,50

“UN’OPPORTUNITÀ” DI RIFLESSIONE E CONFRONTO: QUESTO È IL CINEMA PER CRISTIAN MUNGIU E LO CONFERMA QUESTO ULTIMO LAVORO, UNO STUDIO MINUZIOSO DELLE LOGICHE E DINAMICHE DI UNA COMUNITÀ ALLE PRESE CON RIGURGITI XENOFOBI CHE PORTA LO SPETTATORE A INTERROGARE I PROPRI CONFINI MORALI.

«Quello che cerco di fare è di non giudicare ma di capire perché le persone fanno quello che fanno quando si trovano in situazioni molto complesse. È questo che trovo interessante per l’arte e per il cinema. Non mi interessa realizzare un film ideologico ma piuttosto cercare di andare a cogliere certe situazioni e capire perché sono andate a finire in una determinata maniera. Si tratta di qualcosa di estremamente complesso, anche solo da immaginare. Così è il film, meno semplice di come può sembrare. Certo, siamo tutti contro la xenofobia però è importante andare a capire perché le persone reagiscono così; perché si comportano in una maniera e non in un’altra. Qualcuno deve spiegare loro la ragione per cui dovrebbero cambiare atteggiamento visto che fino a ora ha funzionato bene. Il mio obiettivo è quello di stimolare nello spettatore un pensiero critico.» (Cristian Mungiu)

«Tutta l’arte sottile di Cristian Mungiu sta nell’introdurre e dare realmente vita a un numero enorme di personaggi secondari, dipingendo così un ritratto molto completo del microcosmo (comprese alcune scene di gruppo eccezionali) che potrebbe essere quasi documentaristico, se il regista non avesse anche il talento specifico di saper sondare con sensibilità la vita privata dei personaggi (amore a due facce, relazioni genitore-figlio, trasmissione dei valori o della tolleranza ecc.). A questo si aggiunge un’ambientazione altamente suggestiva fatta di boschi, valli, colline, un lago semighiacciato, un’immensa miniera abbandonata, messe in chiesa e concerti più o meno vivaci avvolti nell’atmosfera delle feste di fine anno, una tensione inquietante e la straordinaria e coinvolgente fotografia immersiva di Tudor Vladimir Panduru, e tutto crea un affresco perfetto, appassionante e astuto, che prende forma attorno alla questione chiave del collettivo di fronte agli impulsi di vita e di morte.» (Fabien Lemercier, Cineuropa)

Attraverso un dolceamaro quadro familiare di un padre che torna a casa trovando il figlio muto, il regista Cristian Mungiu propone una profonda riflessione sul diverso e lo straniero in una terra già dilaniata dal conflitto interetnico tra due minoranze: gli ungheresi e i rumeni. In questo contesto, la riflessione del regista Palma D’oro presenta un quadro a dir poco complesso e profondamente odierno.