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Qui

Qui è il racconto in soggettiva di dieci valsusini che da 25 anni si oppongono con tenacia al progetto Tav Torino-Lione: cittadini qualsiasi che hanno scelto di lottare, ogni giorno. Dieci ritratti che raccontano la stessa amara scoperta: il tradimento della politica nazionale, accusata di aver abbandonato questa gente al loro destino, lasciandola sola a vedersela con la polizia antisommossa. Qui, in Valle di Susa, il blackout democratico tra Stato e cittadino è esploso prima che altrove. E in modo devastante. QUI si lotta innanzitutto per restare cittadini.
Gabriella va tutti i giorni con un gruppo di persone in preghiera davanti al cantiere, perché non costruiscano la Tav Torino-Lione.
Luca, Paola e Francesco Perino hanno scoperto per caso da Internet che la loro casa sarà spazzata via dal progetto. Nessuno li ha avvertiti.
E l’anziana signora Marisa (la prima nella foto a sinistra sotto) che si è fatta comprare delle manette (in un sexy shop, ma ci hanno tolto la pelliccetta…) per incatenarsi alla rete. Poi c’è Cinzia, un’infermiera che fa i comizi ai poliziotti, per dire loro di prendere coscienza, della follia di tutto ciò.
E poi il raccoglitore di castagne, il Sindaco… persone comuni, come tanti altri: 10 abitanti della val di Susa, che da 25 anni si oppongono con tutte le loro forze, alla violazione del loro luogo, delle loro case, dei loro diritti.
Giusto o sbagliato che sia il progetto della TAV, non ha più importanza. Ora la storia è quella di cittadini comuni, che lottano ogni giorno perché lo Stato ascolti le loro ragioni e risponda alle loro richieste. La risposta è a suon di manganelli e lacrimogeni. Sono persone che non hanno più voce. Ma sono ancora là, e tengono la posizione.