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Indivisibili

castAngela Fontana, Marianna Fontana, Massimiliano Rossi, Antonia Truppo, Tony Laudadio, Marco Mario de Notariis, Peppe Servillo, Gaetano Bruno, Gianfranco Gallo, Antonio Pennarella

Venezia 2016 – Giornate degli autori

Viola e Dasy sono due gemelle siamesi che cantano ai matrimoni e alle feste e, grazie alle loro esibizioni, danno da vivere a tutta la famiglia. Le cose vanno bene fino a quando non scoprono di potersi dividere… Il loro sogno è la normalità: un gelato, viaggiare, ballare, bere vino senza temere che l’altra si ubriachi… fare l’amore. “Perché sono femmina”.

Critica:

“‘Indivisibili’ di Edoardo De Angelis, va visto perché tratta della nostra volgarità morale e materiale più di ‘Reality’ di Garrone e meno di ‘Gomorra’. (…) Sul litorale di Castel Volturno (i luoghi di ‘Perez’), distratto da musica neomelodica, le magnifiche canzoni di Enzo Avitabile, regna il potere del grottesco, della smorfia (…). Nella seconda parte il film va un po’ in panne col barcone del bunga bunga ma in un crescendo di orrori poi recupera un finale atroce che racconta i baratri dell’Italia di oggi. Favola nera che ogni tanto si trasfigura come ‘Jeeg Robot’ quasi che il cinema non possa reggere l’urto. (…) le gemelle Angela e Marianna Fontana, sono eccezionali, utilizzando l’handicap come un virtuosismo da premio.” (Maurizio Porro, ‘Corriere della sera’, 29 settembre 2016)

“L’estetica della bellezza naturale sconciata dalla mano umana, l’estetica di ‘Gomorra’ per dirla in breve, come egli stesso dichiara e come ha già dimostrato nei primi due film ‘Mozzarella Stories’ e ‘Perez’, affascinano Edoardo De Angelis, napoletano, che dalla fotogenia negativa del litorale casertano trae linfa per il suo sguardo visionario. (…) Angela e Marianna Fontana, gemelle, due talenti (…). La metafora – uccidere qualcosa di sé per crescere, sacrificare ciò che si ama per amarlo meglio – viene espressa con sapienza, con indubbia originalità e personalità creativa.” (Paolo D’Agostini, ‘La Repubblica’, 29 settembre 2016)

“Sotto il cielo plumbeo di un hinterland senza speranze, al centro di un film potente e affascinante, le protagoniste (…), compiono il miracolo di un esordio straordinario.” (Fulvia Caprara, ‘La Stampa’, 29 settembre 2016)

“(…) il punto forte di ‘Indivisibili’ non è il racconto. E’ la presenza stessa di quelle due ragazze, così unite – da sempre – che condividono emozioni e piaceri se non pensieri e desideri. E’ l’unione fra i loro volti antichi e il dialetto che parlano, infantile e sfacciato, immediato e corrotto. E’ il contrasto fra la semplicità dei loro sogni e la bruttezza senza riscatto del paesaggio che le circonda, spiagge sporche, barche in secca, ponti sul nulla, caseggiati immensi e remoti. Un paesaggio autentico che nessuno scenografo oserebbe inventare ed è uno dei punti in comune tra il film di De Angelis, così potente benché imperfetto, e il suo più esplicito antecedente: il Marco Ferreri di ‘La donna scimmia’, 1964, misconosciuto capolavoro in cui l’imbonitore Ugo Tognazzi esibiva nelle fiere la moglie pelosissima Annie Girardot (e poi il suo corpo imbalsamato insieme a quello del bambino per cui era morta di parto, un finale così estremo che il produttore Ponti lo fece tagliare). Una filiazione consapevole, tanto che De Angelis battezza uno dei personaggi proprio Marco Ferreri. Anche se ciò che allora era profezia, ipotesi, deriva fantastica, oggi assume i toni dimessi e quasi quotidiani di una realtà già nota e riconoscibile.” (Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 28 settembre 2016)