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Il condominio dei cuori infranti

castIsabelle Huppert, Valeria Bruni Tedeschi, Gustave Kervern, Michael Pitt, Jules Benchetrit, Tassadit Mandi, Mickaël Graehling, Larouci Didi, Abdelmajid 'Mickey' Barja, Thierry Gimenez

Un condominio in un complesso periferico di case popolari. Un ascensore in panne. Tre incontri. Sei personaggi. Stemkowtiz abbandonerà la sua sedia a rotelle per trovare l’amore di un’infermiera che fa il turno di notte? Charly, l’adolescente abbandonato a sé stesso, riuscirà a fare ottenere un ruolo a Jeanne Meyer, attrice degli anni ’80? E cosa ne sarà di John McKenzie, astronauta caduto dal cielo e accolto e accudito dalla Signora Hamida?

“Non lasciatevi sviare dall’ottocentesco titolo italiano (…) è un racconto cinico, prensile, ruvido, surreale e pure reale, la cronaca di una piccola fauna di varia umanità che vive in condominio della periferia parigina. (…) Concatenando i generi e i rimandi, l’autore riesce in un’opera personale dove tutto passa per i codici di cinema ma con sentimenti autentici, spesso non corrisposti. Del resto asfalto è qualcosa di duro, comune e anonimo e così si chiama l’autobiografia del regista Benchetrit. Può non esser bravissima la Huppert? E la Bruni Tedeschi? Lascia motivo per ripensarci.” (Maurizio Porro, ‘Corriere della Sera’, 24 marzo 2016)

“(…) Samuel Benchetrit è un cineasta solitario, refrattario alle mode. Con ‘Il condominio dei cuori infranti’, il regista adatta due suoi racconti, ne aggiunge un terzo e ambienta il tutto in un immobile degradato della periferia parigina. Sono storie di solitudine. (…) La narrazione alterna gli episodi uniformandoli in un clima surreale, tenero e malinconico, tinto d’ironia affettuosa. Se il film non centra sempre il tono narrativo giusto, tuttavia è una piccola stranezza che si fa amare. Anche grazie a un cast di ottima qualità.” (Roberto Nepoti, ‘La Repubblica’, 24 marzo 2016)

“(…) piccola, surreale commedia che intreccia tre storie di solitudini nella cornice di una deteriorata periferia, grigia come l’asfalto del titolo originale. (…) Ritagliate con grazia stilizzata e interpretate con verità, queste figure compongono un teatrino ironico e malinconico, che vibra di una nota di calda, affettuosa umanità.” (Alessandra Levantesi Kezich, ‘La Stampa’, 24 marzo 2016)