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Il Cliente

castTaraneh Alidoosti, Shahab Hosseini, Babak Karimi, Mina Sadati, Farid Sajadi Hosseini, Maral BaniAdam, Emad Emami, Mehdi Kooshki

A 3 EURO

Premio Oscar 2017 come Miglior Film Straniero
Miglior Sceneggiatura Festival di Cannes 2016

Costretti a lasciare il loro appartamento al centro di Teheran, visto che l’immobile in cui abitano rischia di crollare, Emad e Rana traslocano in un nuovo alloggio. Un incidente con il precedente affittuario va a stravolgere i loro rapporti di coppia…

“Giustamente ammirato per «Una separazione» e «Il passato», l’iraniano Farhadi si conferma con «Il cliente» un cineasta del tutto degno della vetrina internazionale anche senza il supporto della critica terzomondista per principio. Essendo soprattutto un ottimo sceneggiatore, anche stavolta coinvolge abilmente lo spettatore in un blando quanto raffinato intrigo giallo, riuscendo, in particolare, a posizionare i personaggi in un labirinto di comportamenti e sentimenti che per una volta non sembra esagerato definire antonioniano. (…) L’affiorare di una serie d’impasse psicologici in una quotidianità facilmente incrinabile deve ai magnifici interpreti la chance di farsi metafora non declamatoria, bensì thrilling della condizione umana in bilico nel tormentato Paese degli ayatollah.” (Valerio Caprara, ‘Il Mattino’, 12 gennaio 2017)

“È un giallo particolare, dostoevskjiano, su delitto e castigo, la traduzione dei crimini e misfatti e dei match point di Woody Allen: introduce il caso e l’equivoco, seminando le prove si arriva volendo fino a Edipo re. (…) Farhadi vuol credere in una soluzione, è straordinario nel calare le figure reali, quotidiane, dimesse, nella dimensione etica della giustizia: inquadra i volti espressivi dei suoi attori e, senza farsi accorgere, la cinepresa esce dalle mura di casa, dalla città, punta sul cielo e sulle stelle, in cerca del luogo ideale che sappiamo non esistere ma il cinema continua a cercare.” (Maurizio Porro, ‘Corriere della Sera’, 5 gennaio 2017)

“Una trasformazione che Farhadi racconta con la sua abituale abilità di scrittura (rivelando volta per volta nuovi elementi del plot) e una messa in scena apparentemente minimalista ma capace di estrarre il meglio dai suoi straordinari interpreti. Mentre impartisce una «lezione» di comprensione umana e laica per niente scontata in un Paese come l’Iran.” (Paolo Mereghetti, ‘Corriere della Sera’, 22 maggio 2016)